Un tempo accadde che due illustri uomini d’affari morirono. Essi erano uno Giapponese e l’altro Americano, ma erano anche uno sordo e l’altro muto. Si ritrovarono dentro ad un grande e lussuoso ufficio, dove vi era un'unica porta chiusa a chiave. I due si guardarono incuriositi e diffidenti e cominciarono a studiarsi a vicenda. Dopo molto tempo l’uomo sordo tentò di comunicare chiedendo all’altro uomo chi fosse. L’uomo muto capì, ma non fu in grado di rispondere, così l’uomo sordo ricominciò ad ignorarlo. Entrambi stavano cercando le chiavi di quella porta e frugavano ogni angolo di quell’ufficio. Ogni angolo tranne uno, infatti in un angusto spazio stava rannicchiato e dormiente un barbone. I due altolocati lo guardarono disgustati e lo evitarono, continuando a frugare ogni centimetro di quel posto. Nulla della chiave non vi era traccia. L’uomo muto prese un pezzo di carta e scrisse alcune parole, lo porse all’uomo sordo, ma egli subito scosse la testa perché non comprendeva quegli strani segni. Passò molto tempo ed i due brillanti uomini di potere cominciarono a sentirsi frustrati da quella situazione. Ad un tratto ad uno dei due cadde l’occhio sul poveraccio nell’angolo, e si accorse che dal collo dell’uomo pendeva alla pari di un ciondolo una chiave. L’uomo si alzò ed andò nell’angolo, prendendo a calci il tapino per destarlo. Lo sventurato uomo si svegliò spaventato, l’uomo distinto gli indicò dapprima la collana e poi la porta. L’uomo vestito di stracci si alzò lentamente e andò, con andatura claudicante, alla porta. Si tolse la collana e infilo la chiave nella toppa. L’uomo sordo lo spinse via in malo modo e tentò di girare la chiave senza riuscirvi. Anche l’uomo muto che lo aveva preso a calci si avvicinò alla porta e tentò, niente. Il barbone si avvicinò ai due, fece segno sulle loro mani e mimò una stretta. I due si guardarono incuriositi, poi si strinsero la mano. La chiave girò nella toppa da sola e la porta si aprì. Il poveraccio disse a bassa voce: “Solo due Illustri come voi non sanno che la pace è sempre l’unica chiave che apre tutto”. I due uomini ignorandolo cominciarono a gioire e si fiondarono per uscire verso il paradiso, sfortunatamente tentarono di varcare la soglia contemporaneamente e rimasero incastrati sull’uscio. L’uomo povero strisciò sotto le gambe di uno e passò oltre, prima di abbandonarli si girò e disse loro: “Per un uomo umile e povero è sufficiente una buona azione affinché venga accolto in Paradiso. Ad una persona di potere non bastano due vite”. Detto questo l’uomo svanì nell’oscurità oltre la porta. I due incastrati cominciarono ad agitarsi accecati dall’ira, ma la porta lentamente si richiuse. Alla fine i due uomini si liberarono e litigarono picchiandosi e stracciandosi i loro vestiti costosi. Si accorsero così di avere entrambi una collana con una chiave al collo. Non tentarono nemmeno di usarla, avevano forse compreso. Andarono ognuno in un angusto angolo e si accovacciarono ad attendere. Attendere in stracci i prossimi dignitari.
Camòrs