giovedì 27 giugno 2013

La porta stretta


Un tempo accadde che due illustri uomini d’affari morirono. Essi erano uno Giapponese e l’altro Americano, ma erano anche uno sordo e l’altro muto. Si ritrovarono dentro ad un grande e lussuoso ufficio, dove vi era un'unica porta chiusa a chiave. I due si guardarono incuriositi e diffidenti e cominciarono a studiarsi a vicenda. Dopo molto tempo l’uomo sordo tentò di comunicare chiedendo all’altro uomo chi fosse. L’uomo muto capì, ma non fu in grado di rispondere, così l’uomo sordo ricominciò ad ignorarlo. Entrambi stavano cercando le chiavi di quella porta e frugavano ogni angolo di quell’ufficio. Ogni angolo tranne uno, infatti in un angusto spazio stava rannicchiato e dormiente un barbone. I due altolocati  lo guardarono disgustati e lo evitarono, continuando a frugare ogni centimetro di quel posto. Nulla della chiave non vi era traccia. L’uomo muto prese un pezzo di carta e scrisse alcune parole, lo porse all’uomo sordo, ma egli subito scosse la testa perché non comprendeva quegli strani segni. Passò molto tempo ed i due brillanti uomini di potere cominciarono a sentirsi frustrati da quella situazione. Ad un tratto ad uno dei due cadde l’occhio sul poveraccio nell’angolo, e si accorse che dal collo dell’uomo pendeva alla pari di un ciondolo una chiave. L’uomo si alzò ed andò nell’angolo, prendendo a calci il tapino per destarlo. Lo sventurato uomo si svegliò spaventato, l’uomo distinto gli indicò dapprima la collana e poi la porta. L’uomo vestito di stracci si alzò lentamente e andò, con andatura claudicante, alla porta. Si tolse la collana e infilo la chiave nella toppa. L’uomo sordo lo spinse via in malo modo e tentò di girare la chiave senza riuscirvi. Anche l’uomo muto che lo aveva preso a calci si avvicinò alla porta e tentò, niente. Il barbone si avvicinò ai due, fece segno sulle loro mani e mimò una stretta. I due si guardarono incuriositi, poi si strinsero la mano. La chiave girò nella toppa da sola e la porta si aprì. Il poveraccio disse a bassa voce: “Solo due Illustri come voi non sanno che la pace è sempre l’unica chiave che apre tutto”. I due uomini ignorandolo cominciarono a gioire e si fiondarono per uscire verso il paradiso, sfortunatamente tentarono di varcare la soglia contemporaneamente e rimasero incastrati sull’uscio. L’uomo povero strisciò sotto le gambe di uno e passò oltre, prima di abbandonarli si girò e disse loro: “Per un uomo umile e povero è sufficiente una buona azione affinché venga accolto in Paradiso. Ad una persona di potere non bastano due vite”. Detto questo l’uomo svanì nell’oscurità oltre la porta. I due incastrati cominciarono ad agitarsi accecati dall’ira, ma la porta lentamente si richiuse. Alla fine i due uomini si liberarono e litigarono picchiandosi e stracciandosi i loro vestiti costosi. Si accorsero così di avere entrambi una collana con una chiave al collo. Non tentarono nemmeno di usarla, avevano forse compreso. Andarono ognuno in un angusto angolo e si accovacciarono ad attendere. Attendere in stracci i prossimi dignitari.             

Camòrs

mercoledì 19 giugno 2013

HERE IT IS!!!!

Finally arrived the latest Camòrs book, now available on website http://www.arpeggiolibero.com
A particular kind of book written in double language.

If you want receive the book with dedication and autograph send an e-mail to stefanocamorsguarda@gmail.com, I'll answer you with all details. 

Here below a little brief by Author


Around my soul is first of all a wide collection of thoughts, questions. Hundreds of questions that have the specific task of stimulating the own intellect, suggesting and processing own answers, independently by the reality of the author. My will and my writer nature is, in fact, always been to not affect the reader with more or less veiled opinions and influences. This for a form of respect for the reader and its reasoning, its own thought, which might be akin to my, but might be even the one much far possible.
The only explicit evidence is the nature of utmost honesty that must be used when you pose questions to themselves, as in this context where nothing can be camouflaged and nothing can have a better performance than an intimate censorship-free moral reflection.
The four key points that I post like bastions of a central position of human being in its life, could certainly be renamed or changed the principle of collecting experiences, but absolutely not the conceptual nature of that full existential centrality. As I explain in the preface, This simple concept can be materialized as the ideal of a perfect balance impartiality or much more romantically of perfect harmony.

... an harmony not overturning, because that balancing status might not in nowise be subverted. Because the nature of equidistance encloses and enclose in intrinsic way, the principle of beginning and end, of good and evil: simultaneously same distance and same closeness...

A thinking way, which dangerously borders on the devastating and cynical truth to looking for an universal justice. Condition that collides, so inevitably, against our nature of human selfishness. For self protection, for survival instinct, both physical and mental.

... could not exist own challenges which ignore and crush the respect for own land or for own family, It would be simply impossible to create mental universes, egocentric or geocentric, to the detriment of other factors. A universal fairness for respect ...

I conclude by saying that these poems, that might seem like a trip in own life, in reality want to be only the first step in a long and tiring, but rewarding journey, that will lead to the awareness that the human perfection lies in the endless search for it.

... the soul will have perhaps the shape of a book, a secret diary in which pages won't be ever turn to yellow, the only text that we have available for all eternity ... because maybe, nobody apart from ourselves, will judge our lives ...


Camòrs

lunedì 17 giugno 2013

Il trionfo dei Benedettini


Immerso nelle meraviglie naturali dell’Umbria appenninica, molto tempo fa, viveva una numerosa comunità monastica Benedettina. Quel nutrito numero di monaci, guidati da un anziano Abate  prossimo alla santità, lavoravano e pregavano in totale armonia tra loro e con tutto il creato. Tra quegli uomini vi era anche un novizio di nome Antonio, un trovatello totalmente muto, ma con una bravura immensa nella pittura. Il suo dono era talmente grande che i monaci dicevano che la sua pittura era la voce di Dio. L’Abate Giacomo, era molto orgoglioso e amava profondamente i membri della sua comunità, che un giorno chiamò il ragazzo e gli affidò il compito di dipingere un grosso quadro che rappresentasse il loro fondatore, S. Benedetto da Norcia avvolto dal calore dei Santi e di tutti i confratelli. Il ragazzo accettò, la tela già appesa sopra l’ingresso della chiesa fu coperta per non distrarre i monaci in preghiera ed il lavoro del giovane iniziò. Passarono i mesi mentre il ragazzo veniva spesso sorpreso a fissare i volti di quelli che lo circondavano, in modo da poterli meglio raffigurare. Un sabato di primavera il lavoro fu finito. L’indomani sarebbe stato domenica, così l’Abate decise che la tela sarebbe stata scoperta dopo la funzione, in modo da poter condividere quella gioia con gli altri confratelli. Il giorno seguente tutta la comunità era in euforica agitazione ed anche l’Abate si sentiva molto curioso e contento. Al termine della funzione dopo alcuni canti di ringraziamento al Signore la tela fu scoperta. Purtroppo, appena i presenti videro il dipinto, sui loro volti non fiorì lo stupore, bensì l’orrore. L’imponente quadro rappresentava tutta la comunità monastica, ma nell’insieme si riconosceva nitidamente lo sguardo del Demonio. I più iracondi cominciarono ad insultare il giovane, accusandolo di blasfemia e di eresia. Gli animi si scaldarono e ci furono momenti di vero subbuglio. Fortunatamente alla fine prese parola l’Abate. Decise che il ragazzo fosse mandato nella sua celletta per pregare, mentre Lui, l’Abate, avrebbe riflettuto con una veglia oratoria sull’accaduto. Quella notte, nella cella dell’Abate, se fosse realtà o sogno, nessuno lo seppe mai, apparve un angelo. L’angelo spiegò all’uomo il senso dell’opera, ovvero, che lo sguardo del demonio s’infiltra dovunque, anche nei luoghi più santi. Il dono più grande che Dio ci ha donato, è la possibilità di rifiutare ogni sua falsa lusinga. Ecco, quella è l’essenza del vero trionfo di quella comunità e dell’Ordine intero. Quello è lo scopo finale della vita monastica, vivere la propria umanità tendendo all’esempio di Cristo, ma rifiutando consapevolmente ogni genere di lode terrena del maligno. Se nel creato esistesse solo il bene, vivreste senza alcuna difficoltà un’umanità senza ostacoli ma anche un’esistenza univoca, quasi una schiavitù. Il dono più immenso è la possibilità di avere una scelta e la libertà di farla. Al risveglio, l’Abate convocò tutti in Chiesa e lì riferì ciò che l’angelo aveva detto Lui, proclamando la più bella omelia mai udita dai suoi confratelli. Il ragazzo, tempo dopo, divenne monaco ma da quella fatidica domenica ritrovò miracolosamente la voce. Sfortunatamente però, con il giungere della voce, il giovane smarrì completamente il suo dono artistico. Divenne comunque un buon erborista.
Questa storia è totalmente frutto della mia fantasia, però il quadro esiste davvero. E’ situato nella Basilica di San Pietro a Perugia ed è un dipinto di Antonio Vassilacchi, datato 1592 . La sua storia è totalmente diversa da quella che ho inventato, ma il suo significato è e rimarrà per sempre un mistero, a patto che, non vi appaia un angelo.  
Camòrs        

giovedì 13 giugno 2013

The prey is going to death

I awoke with a start for the barking of dogs and I became aware immediately to have the hands drenched in blood. What had happened? Or rather, what I had done?
I did not remember anything, but men and beasts were hunted me. Terrified, I began to run, to flee, through that place, gloomy and grim, as my future. Those men launched their angry wild beasts to me, towards one their similar, unaware of their own guilt.
I arrived to the frozen lake and I fell to the ground, victim of extreme effort. My image was reflected by the ice, I was dirty and emaciated. Drops of blood were trickling down from my forehead, tainting that icy mirror. That warm and red rivulet of my life was leaving me and I understood, or just remembered, that blood on my hands was mine.
What kind of blame then?
Rabid dogs, properly trained, assailed me, and for me was only heartache and pain. I opened again the eyes, encrusted with tattered shreds and tears, catching sight lifeless, the fiery gaze of my predators. Those people, those men, had the same my face and my appearance.
Last breath and died, I guess.
This was the end of my human side, of the soul good, naive.
That day they were all proud, satisfied; except me. Finally I was growing up. Finally I had become a modern man. 

Camòrs

mercoledì 12 giugno 2013

La preda spacciata



Mi svegliai di soprassalto all’abbaiare dei cani e mi accorsi immediatamente di avere le mani intrise di sangue. Cos’era successo? O meglio, cosa avevo commesso?
Non ricordavo nulla, ma uomini e belve mi stavano cacciando. Terrorizzato cominciai a correre, a scappare, attraverso quei posti tetri e funebri, come il mio avvenire. Quegli uomini lanciarono le fiere rabbiose verso di me, verso un loro simile, ignaro della propria colpa.
Giunsi al lago ghiacciato e caddi a terra, vittima dello sfinimento. La mia immagine veniva riflessa dal ghiaccio, ero sporco ed emaciato. Gocce di sangue colavano dalla mia fronte sporcando quel gelido specchio. Quel tiepido rivolo di vita mi stava abbandonando ed io compresi, o solamente ricordai, che il sangue sulle mie mani era il mio.
Quale colpa allora?
Cani rabbiosi, addestrati a dovere, mi assalirono e per me fu solo angoscia e dolore. Riaprii gli occhi, impastati da laceri brandelli e lacrime, intravedendo esanime, lo sguardo infuocato dei miei predatori. Quelle persone, quegli uomini, avevano lo stesso mio volto e le stesse mie fattezze. Rantolai e morii, credo.
Questa fu la fine del mio lato umano, dell’animo buono, ingenuo.
Quel giorno erano tutti orgogliosi, soddisfatti; tranne me. Finalmente ero cresciuto. Finalmente ero diventato un uomo moderno. 

Camòrs  

martedì 11 giugno 2013

My war


I heard religion words,
doctrine judgments,
followed without delay
by loyal armies.
Archaeologists of disappearance virtues,
lost in swamps
of putrid certainties.
Adorned with new heretics jewelry,
conviction, extremism,
suspicion.
Soldiers or slaves,
victims of the same crusade.
And I am sorrowed
and I rejoice to have this pain,
confused but sure of thousands my doubts.
Profanity in my time,
I deny every temporal creed
and absorb the life,
unaware harbinger of mystical forces.
I banish each constraint
that does not be the respect
and look forward to,
that the divine breath
suddenly flourishes.
The biggest weight
that still brings
the mind to the nothing,
is the too much importance
that the man believed to have.

Camòrs

sabato 8 giugno 2013

The cunning of the King


Long time ago, there was a happy kingdom. The King was a wise and peaceful man and he loved his people.
One day the King died and ascended the throne his brother, because the King had no children. The new King was envious about growing welfare of his subjects and increased the taxes. Subjects paid regretting the old King, but they were still happy. The King raised them again and out of proportion. The subjects were reunited with a common purpose in order to refuse the payment of the new taxes, thus undermining the power of the King. The King was now very worried and retreated into the tower for thinking about. He thought and thought, then again and again. Finally, on a moonless night He had the enlightenment.
The following day was issued an edict. All farming acreages were confiscated. Some large plots were given to families consisting of a single member. Others were managed by new emissaries of the King, specially appointed, that had to hire the remaining families of many people for just a few pennies.
This abuse of power
, could be fought if everybody had done together again a common front, but the King had understood that human nature is the worst enemy of man. The ambition and desire to be superior to other, the longing to accumulate wealth and the choice to abuse the rights of others, meant that common sense was fallen and that the King's plan in a short time would been performed.
So it was that a few began to handle money on behalf of the King
, thinking and enjoying of being themselves an elite. Small families began to manage vast tracts, thinking how good was the King. The most numerous families that also made up the largest number of households in the realm, then found themselves to be working only as unskilled workers in the plantation of the other. This led them to hate the emissaries of the King, because as far as they worked the money that were given to them were always too few for their large families, increasingly poor. Also, began to envy those families that although small in components, found themselves with vast fruitful acreages. The community broke up, the wealthy became wary to the needy and in the same time workers dissociated themselves from everyone else.
Engaged in this class conflict, no one remembered more about the figure of the King that indeed, was seen increasingly as an entity distant and absent. None, however, rebelled, because there was no longer any common front.
Next to the throne of King, was sat since that day, a wicked Queen, the devious cunning.

Camòrs

giovedì 6 giugno 2013

It's incurable be healthy

It happened a day, in a country far away from our high culture and ethics that a gentleman about fifty, depressed and battered, was taken to a hospital.
Not in a normal hospital, but in a futuristic Nursing Centre. That immaculate site was the most modern and avant-garde World Health outpost, able to cure any kind of illness. The man appeared immediately very serious and had to be visited otherwise could die, then jeopardize and invalidate the prestige of that miraculous Centre. Came the cardiologist, visited him and found nothing of ill. Was at stake though, the good name of the institution, therefore, in order to don't take personal responsibility in the event of death of the patient, summoned some illustrious colleagues, of international renown, to discuss the case. The man wanted to say something, but for how much effort did, it seemed that his faint voice could not be heard at all. Came the Orthopedist, that instantly made him a series of plates. Not finding anything though, it felt almost be himself the victim of a trap, a plot that undermined his career. So he decided to declare the prognosis was reserved and summoned his other illustrious colleagues, taking time in a heated confrontation. The poor man was getting worse at sight of eye, was increasingly frail and pale. Came to visit many other doctors of all specialties, from the Oncologist until a Psychiatrist, but everyone had to call of the conferences on the case to protect the honoured blazon or maybe the own throne. Were spent the other days and man was increasingly weak and defenceless. The health excellence Centre, rather than see own tarnished glory, called secretly every kind of resource, even those most alternative and denigrate. Here it is then, arrived at his sickbed the magicians, astrologers, comedians, technicians (about what, no one ever knew), politicians, trade unionists and priests, but all to no avail. He was brought even a pony, to try the pet-therapy, and finally a prostitute; Miss though, was there by mistake, because She said she had only wrong room. She was looking for an highest rank doctor office and after those words all persons entered into a civil lawsuit. Maybe the truth offends.
The man eventually died, so in silence and unheeded as He always lived.
The infallible Institute ended to public reports with every honour, for having done everything, possible and impossible to save it. All networks glorified the Head physician with tears loan by soap-opera, touched as per show schedule, under the sign of pharmaceutical brand advertising. To that man, though, whose nobody remembered the name, were devoted a State funerals, mourning and minutes of silence before the Champions league matches. The next day, of course, all was forgotten as you do with things old and uncomfortable, where the people offer the same respect like the pigeons to the statues of the fallen.
It was a pity that in the admirable Health Institute, nobody, but nobody, thought for a moment about that man, that clinical case, the irresolvable enigma, was also a human being. Indeed, a small, simple human being and as such would have had to eat. That hapless man, had died of starvation, because He simply wasn't been regarded and treated as a man.  
The most terrible and painful thing, in this case, has been it was opened even a dossier of inquiry by the judiciary. Requested and granted by sound of beated, stones against the storefronts and paper bombs by unimpeachable human rights activists, from what politic side, it wasn't even them remembered. The same people, now sleep soundly, embracing their sweaty judgment, about that man, that they will never know even the name: "Dead, victim of a paradox."


Camòrs

lunedì 3 giugno 2013

Ghezzi channel at Grigna Settentrionale North Wall

June 2nd, 2013
Roberto & Camòrs
The marvellous north wall of Grigna Settentrionale with our line of ascent 
and below the video of Roberto at the channel exit.



"La Montagna nel cuore" in tour....


Il libro "la Montagna nel cuore" di Camòrs, da ieri è gentilmente ospitato nel suo ambiente naturale
in uno dei più fantastici rifugi italiani, il rifugio Brioschi a 2400 mt.
Vi invito a salire tutti a visionare il libro....e tutto ciò di meraviglioso lo circonda!


Ogni cosa ha un prezzo al mondo, anche leggere poesie di montagna.
Per leggere quelle di Camòrs ci sono due possibilità:
1) Pagare un prezzo in denaro, andando in libreria.
2) Pagare il ben più arduo prezzo della fatica e salire al magnifico rifugio Brioschi, per leggere
e contemplare quei magici panorami che tanto mi ispirano.
A voi la scelta...ma è ammesso anche provarle entrambe....