23 Novembre 2014
Finalmente! Era da molto tempo che le piccozze mi guardavano imploranti. Purtroppo gli impegni, il maltempo ed un infortunio al quadricipite femorale mi tenevano lontano dai monti. Ma oggi è deciso, si va sul Grignone e poi si vedrà il da farsi. Ganda, Piancaformia o chissa cos'altro decideremo di fare poco importa, ho bisogno d'aria, ho bisogno di montagna.
Lasciamo l'auto a Cainallo e subito su neve si comincia la salita sul sentiero che sinuoso costeggia ripidi colatoi, immerso a sagome di nudi faggi. Giungiamo al bivio per il rifugio Bietti (via per la Piancaformia), ma noi proseguiamo diritti verso il rifugio Bogani. La neve comincia ad aumentare di spessore, saremo sui 30 centrimetri, non molto consistente, ma il sentiero e super calpestato fino al rifugio. Al rifugio ci attende, facendoci le feste, il cagnolone nero del Bogani, il famoso bogane.... .
Saliamo e subito sopra ci accorgiamo che l'unica traccia sale per la Ganda, però è un po' facile e volevamo qualche canale. Al bivio cominciamo a tracciare noi, Alessandro, Jean, Roberto e Camòrs. La neve è molto farinosa e asciutta, crea un fastidioso zoccolo su tutto ciò che tocca. Fortunatamente sotto i 30-40 centimetri di fresca c'è uno strato più duro dove i ramponi finalmente riesco a fare presa. Camminare su di un manto ancora immacolato è fantastico e ispiratore. A Milano è in mostra il grande pittore Segantini, anche Lui qui oggi ne avrebbe tratto ispirazione. Bastionate verticali e frastagliate s'impongono ad infide voragini che si aprono nel terreno, evocando fantasmi di timore, paura dell'ignoto. Onde ghiacciate d'un manto d'avorio, infondono tranquillità, pace all'animo. Figure isolate di larice, dipingono poesia negli occhi e gioia nel cuore. Mi manca il fiato, e non è per la stanchezza. Arriviamo alla bramata via del nevaio, dove nonostante la pendenza si accentui, la consistenza della neve non muta. Cominciamo a salire su pendio più ripido e costante, alla mia sinistra intravedo il canale delle capre, che avevo fatto tempo fa con Roberto, sempre meraviglioso. Sopra di noi sul filo della cresta invernale un formicaio di persone si stagliano contro il cielo. Qui no, intorno a noi nessuno è ancora passato, anzi no, ci sono delle tracce, tracce di un camoscio disegnano itinerari molto più arditi del nostro. Lasciamo la via del nevaio e teniamo la destra. Il muscolo della coscia si fa sentire, vorrebbe farmi desistere dalle pendenze bramate. Figurati se ascolto la tua pavida voce, non non ora, non oggi. L'unica accortezza che m'impongo è quella di non esagerare con l'apertura del compasso delle gambe, sarebbe un sovraccarico muscolare inaccettabile. Ci attendono due canalini stretti e ripidi, per sbucare un manciata di metri sotto la piazzola dell'elicottero. Finalmente si possono ritirare le bacchette e sfoderare le piccozze, anche se la progressione non è mai sulle becche. Nel primo canalino, stretto ed elegante, c'è un metro di salita con ghiaccio, che ci permete un paio di movimenti più tecnici, poi ancora il pendio si apre su neve farinosa ma fortunatamente sempre con fondo portante. Il secondo canalino è molto più stretto, di discreta pendenza e d'infinita bellezza. Appena fuori ci attende l'ultimo saltino e quindi fuori sul filo di cresta. Un paio di minuti e siamo alla croce incrostata di ghiaccio e appena sotto, al rifugio più amato d'Italia. Prima di entrare al Rifugio Brioschi, butto un occhio al canalone ovest del Grignone, è sempre più maestoso ogni volta che lo vedo. Posso giusto buttare un occhio, il cuore è già caduto laggiù molti anni fa.
Ora dentro, a salutare facce conosciute e a sorridere davanti ad un bicchiere di rosso e a una polenta e rustisciada. Mentre mangio Ale mi fa notare che sulla mensola dei libri del rifugio, pavoneggia in gran spolvero il mio libro "La montagna nel cuore"; che immenso onore vedere il mio nome tra quelli di mostri sacri dell'alpinismo.
Le nuvole, fuori dal vetro, coprono la pianura padana ed esaltano le punte dei monti. Sembrano voler nascondere la quotidianità, la frenesia di quel laggiù fin troppo usurante. Adesso no, sembra farci intendere, adesso volgi lo sguardo ai monti, al cielo. Pulisci l'animo, schiarisci la mente, ora puoi. Per un istante solamente forse, ma goditi, questa illusione di libertà.
Una mezz'oretta di pigro ciarlare, tra un sorso di grappa e un raggio di sole e poi giù per la via Ganda fino al Bogani e da lì di nuovo a Cainallo.
La variante d'uscita
Vedo immagini senza tempo,
prorompenti come sorsi di grappa.
Incorniciano attimi senza fine
appesi alla mente con picche affilate,
forgiate nel calore della memoria.
E salgo di nuovo,
sul manto tuo intarsiato,
rubando avidamente scorci
per dipingere un ricordo.
Mi lasci perfino l'ardire
d'uscite eleganti e impreviste,
imitando il camoscio.
Il profilo tuo,
scurito al tramonto saluto,
che già s'è marchiato a fuoco
e splende
in un tenue bagliore di brace
nel mio animo in pace.
Camòrs