Ho sempre avuto a cuore uno stile educativo piuttosto severo, oserei dire marziale. Non per velleità di divisa o grado, ma per pragmaticità mentale e adeguatezza nel contesto sociale. Ricordo con nostalgia l'insegnamento forte di condivisione, schiettezza e distacco dall'amico, condizione selezionante l'affetto e l'amicizia sincera e duratura; così come la profonda vicinanza e rispetto per il proprio nemico, perchè in virtù delle sue salde convinzione, robuste pari alle mie, egli mi s'è contrapposto. In nulla di ciò è di casa la violenza. La passione, a volte la rabbia, ma la disciplina inculcataci pilota inevitabilmente l'istinto nei cieli della ragione. Da esse usciva l'azione, il fare e anche lo sbagliare, perbacco!
Riconoscere l'errore, ammettere la propria responsabiltà, senza vergogna, senza pudore o guadagno, lavorare per ambire un rimedio.
Mi dolgo oggi, poiché fatico a ricercare sittanto valore; se non tra le pagine dei libri ingialliti. Siamo i veri falliti, erranti cercatori di una realtà estinta.
Ho terrore delle persone sottomesse che cercano una vana elusione alla schiavitù della frustrazione intorpidendo la mente e sbiadendo la vita in futili, istantanee illusioni.
Essi sono già morti, plagiati nell'oblio più cupo del nuovo dogma. Cadaveri contro i quali non si può vincere una guerra, perché loro non la combatteranno, mendicheranno ancor prima del primo dissidio. Ed è nota la fine che fanno i parassiti su un animale ormai già putrescente.
Camòrs
27/08/2020