Raggiungo la cima, per sentieri ripidi ed esposti, che spesso s’affacciano a pareti da salire con le forza delle dita, con le punte dei piedi, con la mente. Le mani accarezzano la pietra per trovare rughe e intagli dove ancorarsi, i piedi si torcono, fino ad assumere forme innaturali per spingere il peso del corpo.
La fatica, lo
sforzo a volte come in questo caso, dopo quasi undici ore, lo sfinimento.
Ma perché ci
ostiniamo a fare questo, anzi ambiamo a farlo e rifarlo all’infinito?
Per un unico
istante, un momento che dura il tempo di un respiro, ma che non si perderà più,
mai più.
Ad ognuno si rivela
in maniera differente, ma si rivela sempre.
Non importa la
quota, non importa la difficoltà o la latitudine.
Il ricordo di
quel momento crea sempre qualcosa, un’emozione o un intenso ricordo; a me
personalmente, quasi sempre una poesia:
Orizzonte
limpido
Il sentiero è
tortuoso
ripido,impervio;
un vero serpente.
M'inietta nel
sangue
l'unico veleno
lui concesso,
atavica fatica.
Ne scopro,
passo dopo passo,
i tormenti
e la voglia di
resa.
La mente è più
forte,
il corpo non ha
scampo
e cede
conciliante
all'ascetico
cammino.
Raggiungo la
vetta,
pulito
nell'animo,
lavato da sforzo
e trovo
una piccola
statua
di devozione
umana.
Mi raccolgo
annebbiato
da muta orazione,
all'alzar lo
sguardo, però,
un nuovo
orizzonte
appare sereno.
Invito chiunque
quassù,
incurante della
sua religione,
per socchiudere
gli occhi
e insieme
richiedere
solo pace e
rispetto,
a un qualsiasi
Dio.
Il resto poco
conta,
la volta è troppo
estesa
per aver
l'arroganza di capirla.
Tutto il resto è
baratro,
quanto resta,
è solo valle
nebbiosa.
Camòrs
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