venerdì 5 aprile 2013

Montanaia


A sera sono in rifugio.
Soli.
Intorno a loro il grande silenzio, formato dall'unione, dalla sovrapposizione di tanti rumori:
lo stromire dei rami, la caduta d'un sasso lungo il pendio, il tenue lamento del vento.
E' come se il tempo si fosse fermato.
Non esiste più nulla.
La salita lontana, tanto lontana.
Sono fuori dal tempo e dall'ambiente.
Accendono il fuoco, si scaldano alla fiamma sotto il tetto di legno, come tanti uomini prima di loro;
ogni gesto ha il valore puro e semplice dell'atto, ogni parola il peso d'un lungo discorso.
Strana comunione, in cui ci si dice tanto senza parlare, nella quale ci si sente tanto vicini l'un l'altro.
E si intuisce che oltre il piccolo ricovero di tronchi, più in alto della montagna che si voleva scalare l'indomani,
al di là del cielo terso, ove splendono e palpitano miriadi di stelle, c'è Qualcosa di più grande,
per Cui noi esistiamo, per Cui ci sono i monti, il ruscello, gli abeti.
E si sente un particolare affetto per il compagno, gli alpinisti, gli uomini.
E si vorrebbe essere più buoni.


Spiro Dalla Porta Xidias - tratto dal libro "Montanaia" 1957

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