E’ come rifiatare. Un lampo di nitida lucidità. Mi sembra di poter
riprendere fiato dopo una lunga apnea. E’ solo un cammino, un breve e lento
movimento del mio corpo oppure c’è altro? La mia mente dov’è? dov’era prima di
adesso? Mi sembra di non aver nessun ricordo, nessuna memoria. Sono solo su
questo viale, e non è immaginazione, è davvero realtà.
Una fitta ma leggera pioggia mi tocca, mi bagna. Non c’è irruenza nel
suo incedere, nel suo colpirmi, ma dolcezza e riserbo. In questo momento è come
se il cielo mi stesse accarezzando il volto. Non provo ansia o timore, ma
inaspettata consolazione.
Le foglie catturano ogni singolo frammento di colore, all’interno di
questa grigia cornice autunnale. Tonalità intense e profonde trasmettono
incomprensibili impulsi, al cuore e all’anima. Molte di quelle piccole variopinte
tele sono ancora appese a scheletrici rami, molte altre sono già a terra, ma il
loro pittorico linguaggio permane, più intenso che mai. Qui non pulisce
nessuno, è un posto isolato, è solo una marginale zona industriale. Questa
meraviglia d’artista è stata dunque una creazione dell’abbandono e
dell’indifferenza. Un rettilineo cammino incastonato tra due lembi di arcana
naturale pinacoteca: uno superiore e uno inferiore; quasi a ricordare al mio
spirito che non c’è differenza tra cielo e terra se ciò che impariamo a
considerare e quello che sta nel mezzo. Allora spero che la pioggia non cessi,
ho bisogno di conforto, delle calde premure che l’inaspettato sa offrire. La
semplicità della vita può accanirsi o lenire i nostri patimenti, soprattutto
quelli mentali, ma non dobbiamo sforzarci nel comprenderla o nel voler
decifrare quel codice: sarebbe pura follia. Bisogna attendere con pazienza e
meraviglia quella lieve bruma che accarezza i tratti del nostro viso.
Occorrerebbe scegliere le domande giuste da porsi, così come si
dovesse scegliere un abito o un paio di scarpe da indossare. Purtroppo non è
così, e forse anche questo pensiero non è puramente veritiero ma contaminato d’umana
paura. Come un vestito o una calzatura non pilotano il nostro modo di essere,
di vivere, dovremmo imparare ad indossare i nostri pensieri senza che essi ci condizionino
l’esistenza. La mente non può diventare un armadio di pensieri inutili. Quello
di cui abbiamo necessità è molto meno di quello che pensiamo. Inoltre la
saggezza ci suggerisce che non siamo propriamente quello che pensiamo, perché la
mente genera ragionamenti condizionati dall’esperienza e viziati dall’esterno.
Mi svesto dai pensieri e cammino, nudo da essi, mano nella mano con me
stesso. Allo stesso passo, alla stessa velocità; gioendo del gentile massaggio
che la pioggia mi dona. Sono in pace con me stesso, con il mondo, con il tempo.
Per poco forse, ma in maniera intensa come lo è la livrea del fogliame che sta
depositandosi placida sul mio essere viaggiatore di terre sconosciute.
Stefano Camòrs Guarda
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