domenica 4 novembre 2018

In medio veritas



I.        PREMESSA

Per quanto il malcontento sia una costante della popolazione italiana, ad un occhio esterno è indubbiamente evidente come la situazione nel nostro paese nella realtà dei fatti non sia drammatica, ma solamente disequilibrata. Molti si nascondono sotto il vessillo della meritocrazia senza che poi però, allo stato dei fatti, nessuno abbia più voglia di fare la cosi detta “gavetta”.  L’Italia, nonostante il sentore crescente antieuropeista, sbaglia a pensare di ottenere dei vantaggi da un’uscita dall’euro. Gli unici ad avere un tornaconto sarebbero gli speculatori sui tassi di cambio e sulle oscillazione del tasso d’interesse sul debito nazionale. Certo ci sono Stati più evoluti ma anche con una cultura collettiva più accentuata della nostra e ci sono Stati decisamente più in difficoltà del nostro. E’ una questione, non solo, ma anche psicologica, di percezione. Ogni cosa che riteniamo oggettiva è vista con un’ottica soggettiva, quindi, se mi convinco di essere povero, anche quando non lo sono, avrò la stessa percezione di difficoltà che ha una persona che lo è realmente. Quello che avremmo urgentemente bisogno, è aumentare la percezione del benessere e al contempo aumentare la percezione degli altri Stati d’Europa che stiamo seguendo la corrente Europea. Le cose indubbiamente devono cambiare in qualche maniera, ma la soluzione che tutti cercano è la così detta “bacchetta magica”, ovvero una legge che nel giro di una notte riequilibri e risani il paese. Bene una cosa del genere, non esiste. Lo Stato è come un organismo vivente e quando si ammala in maniera cronica il medico non può guarirlo con una terapia shock. La cronicità va eliminata con cautela per non generare scompensi in altri punti e rendere vani i miglioramenti.


II.             I CONSUMI E L’IMMAGINARIO COLLETTIVO

Nonostante l’economia cerchi in ogni modo di favorire il consumo, perché è ovvio che l’utilizzo genera domanda, la domanda genera l’offerta e l’offerta genera lavoro. Il problema è la natura psicologica della volontà di utilizzare. Erroneamente si tende sempre a considerare gli Stati Uniti come esempio a cui trarre ispirazione, ma il divario tra il Popolo italiano e quello statunitense è di natura culturale. L’Americano medio ha un retaggio culturale che non lo ha mai visto alla fame dal ’29 in poi. Le guerre sono sempre state combattute lontano da casa (ad eccezione degli attacchi di natura terroristica), mentre nella maggior parte delle famiglie del Bel Paese, l’impronta e il timore trasmesso dai nonni o dai genitori era la propensione al risparmio, all’accantonamento nell’eventualità di una crisi o guerra. Anche questo aspetto non è da sottovalutare, un Italiano difficilmente utilizzerà al 100% il suo guadagno nel consumo diretto di beni.


III.           INCENTIVARE E RASSICURARE

E’ dunque in questo scenario, complicato dalle interrelazione dell’appartenenza all’Unione Europea e ai flussi delle varie sfaccettature finanziarie, che si deve necessariamente trovare quell’equilibrio primario che in medicina è conosciuto come “Primum non nŏcēre”. Quindi è vero che occorre dare un impulso, soprattutto all’economia interna, ma è anche necessario continuare a garantire quella fiducia e affidabilità rispetto agli impegni presi in maniera tale che si evitino emorragie speculative.



IV.          E’ LA DOSE CHE FA IL VELENO

Il concetto è più facile di quanto si possa pensare, pensiamo al fuoco, ad esempio. Utilissimo e anche pericoloso, esattamente come l’economia. Perché possa esistere il fuoco però, debbono coesistere almeno tre elementi: Combustibile (es Carta), Comburente (es. Ossigeno) e Temperatura d’Accensione (Calore). Se manca uno dei tre la combustione diventa pressoché inattivabile. Trasliamo questo esempio sulla vita reale, per poter attivare un qualsiasi tipo di economia devono coesistere almeno tre fattori: Merci o Servizi (tutto ciò che è legalmente vendibile), Fiducia nel futuro (tranquillità e percezione di una comunità che è stabile), Disponibilità (di denaro, dei mezzi per ottenerlo e anche del tempo per poterlo utilizzare). Senza uno di questi tre elementi, difficilmente può divampare un qualsiasi stimolo che non sia di arroccaggio su posizioni protezioniste.
Spiegarlo è facile, metterlo in pratica meno. Ogni decisione deve avere sempre presenti i tre elementi altrimenti c’è il rischio che non si ottenga nulla, o peggio, si ottenga l’esatto contrario.
Andiamo per gradi, il primo elemento che ho elencato è “Merci e Servizi”. E’ importante mantenere una concorrenza tra le aziende, un giusto livello di competitività ed anche una valorizzazione della creazione di merci. L’Italia non è solo inserita nell’Europa (è una visione limitata), L’Italia è all’interno del mondo e deve considerare tutti i confronti e le sfide. Nessuno nelle varie campagne propagandistiche ha mai espresso i metodi per richiamare i capitali del mondo verso il nostro paese. Le ipotesi sono tante e svariate, quelle forse più intelligenti potrebbero essere una detassazione totale delle pensioni dei cittadini esteri che scelgono di venire a risiedere in Italia (come già il Portogallo fa), questo incrementerebbe i consumi e quindi l’apporto dell’IVA allo Stato, aumenterebbe i volumi di lavoro richiesto e aumenterebbe quella valorizzazione dell’unico Petrolio che l’Italia ha e che sfrutta meno di quel che dovrebbe: la cultura e il turismo.
Il secondo punto potrebbe essere una tassazione annullata e/o ridotta ai minimi termini, per tutte quelle società che operano in Italia nella ricerca e sviluppo, però queste società per avere accesso a questa tassazione agevolata devono essere situate in Italia e registrare tutti i brevetti sul territorio Italiano e firmare accordi obbligatori per la produzione dei prodotti sotto quei brevetti, per un periodo di almeno cinque anni, con ditte che producano sul territorio italiano. Queste realtà produttive collegate potrebbero ottenere sgravi fiscali per la produzione sotto tali accordi e godere di un periodo di monopolio del prodotto innovativo.      
Il secondo parametro è quello della “Fiducia nel futuro”. Nessuno ha la palla di vetro e nessuno riesce a predire il futuro in maniera esatta, però quello che è possibile fare è cercare di pianificare le azioni strutturali su un periodo di congrua lunghezza e generare quella percezione di un miglioramento e di una stabilità sia internamente al paese, ma soprattutto fuori. Quindi nessun muro contro muro, ma capacità negoziale seria e obiettivi chiari. Pensate solo a quando vi trovate a lavorare con un collega, cosa preferireste, un egocentrico avvezzo alle spese folli, ma simpatico o un serio collega, preparato e lungimirante che mi dia quel senso di sicurezza di non essere solo in caso di difficoltà?
“Disponibilità”, certo a tutti fa gola avere più soldi in tasca, ma se mi aumenti la paga e contemporaneamente vengono alzate altre tasse o abbassate detrazioni e deduzioni il risultato è che non cambia niente nel potere d’acquisto. Riguardo alla Flat Tax, quindi non sono certo sfavorevole ma le coperture non sono mai state valutate in maniera empirica. Per provare una soluzione che abbia una valore scientifico, si devono avere dati certi alla mano. Se si va a tentativi e lo si fa su scala nazionale c’è un eccessivo rischio di irreversibilità. Per esempio, un detassazione accompagnata dall’aumento dell’IVA potrebbero, integrata ad una politica familiare che favorisca nuove nascite e mette in condizione chi ha necessità di spendere di avere maggiore disponibilità è possibile.
In che modo? Teniamo presente le attuali aliquote IRPEF del 23, 27, 38 e 41 e l’IVA al 22%
Un punto percentuale d’IVA in più sarebbe “digerito” meglio se accompagnato da una percezione di “conforto finanziario” ovvero una rimodulazione delle aliquote in questa modalità:

Attuale
  



Rivisto



Questa modalità porterebbe ad avere un migliore assorbimento dell’aumento dell’IVA, ma un aumento anche del potere d’acquisto da parte di tutti i cittadini, ulteriormente incrementato da una minore tassazione su quei soggetti che hanno per necessità la propensione alla spesa, ovvero le famiglie con figli. Questo incremento possibile di spesa, grazie alla percezione materiale di avere più denaro disponibile, andrebbe ulteriormente a beneficio di quell’aliquota IVA rialzata di un punto percentuale.

Certo è un bell’azzardo, ma nessuno vieta al nostro paese il tentativo e per fare questo ci sono due possibili modalità:

1)     Optare per un progetto pilota che coinvolga un Comune o una Provincia, e monitorare per sei mesi l’evoluzione della situazione in base ai nuovi parametri.

2)   Fare lo stesso tipo di analisi, ma a livello Nazionale, che abbia una durata minima che possa fornire un indicatore affidabile e che non crei enormi danni economici in caso di mancata efficacia.


V.            STIMOLI AD EVITARE IL NERO

Nessun timore, non è una campagna razzista. Il soggetto è il lavoro nero, quel mondo sommerso in cui sicuramente ognuno di noi spesso si è trovato di fronte. La scelta nella maggior parte delle volte è dovuto a ragioni di risparmio; l’etica ancora le banche non la caricano sui conti correnti. Bisogna quindi che se il lavoro non fatturato, al giorno d’oggi, fa leva sulle ragioni del portafoglio, allora è giusto operare allo stesso livello, facendo in modo che anche la fatturazione porti un vantaggio fiscale, sia al lavoratore e sia al cliente. Come? Con la possibilità di detrarre le spese per acquisti e piccoli lavori slegati dalle grandi ristrutturazioni o dal risparmio energetico e dalle loro aliquote più corpose e onerose per lo stato. La questione è abbastanza logica, se concedo uno sgravio solo al cliente, il lavoratore assorbe lo sgravio con uno sconto e il nero persiste, ma se lo sgravio è per entrambe allora la propensione alla fatturazione è maggiormente incentivata. Il guadagno per lo Stato è il fatto di vedere aumentare un introito, che seppure indebolito rispetto all’aliquota piena dell’IVA (maggiorata di un punto), permette a tutte e tre le parti di avere un beneficio. Pensiamo se per ogni tipo di piccolo lavoro il lavoratore potesse detrarre dalle tasse il 3% fino ad un massimo di detrazione pari a 5.000 euro annui (pari ad una fatturazione di circa 166.000 euro) ed al Cliente una possibilità di detrazione del 5% fino ad un massimo di 2500 euro annui (pari a 50.000 euro spesi). All’Erario entrerebbe un aliquota ridotta del 15% sulla fatturazione, ma che prima di questo incentivo sarebbe stata totalmente invisibile. Pensiamo alla portata e all’ambito di questi “piccoli lavori” come le imbiancature, i lavori di giardinaggio, di piccola muratura, di riparazione elettrica o idraulica, delle caldaie, delle imprese di pulizia, etc. Come dicevamo nel paragrafo precedente, se è vero che è la dose che fa il veleno, è vero anche il contrario ovvero che la somma di piccole dosi aumenta il beneficio.

VI.       INCENTIVO AD USUFRUIRE DEI BENI DELLO STATO E ALLA CULTURA

In uno dei passi precedenti dicevo che la cultura e in generale il turismo dovrebbero essere considerati come il vero “petrolio” dell’Italia. Ma siamo realmente certi che questo sia veramente considerato un valore da tutti i cittadini e non solo dagli imprenditori o dai politici di settore. Incentivare all’utilizzo dei beni dello stato (ville, musei, parchi, etc.) vuol dire conoscere la nostra storia, le nostre radici e la conoscenza porta al rispetto. Perché non cercare d’incentivare la frequentazione di questi luoghi con la possibilità di detrarre una percentuale dei biglietti d’ingresso, ad esempio del 10% annuo a famiglia, per un importo fino a 1000 euro (100 euro di detrazione). Lo Stato ha il dovere di mantenere e far usufruire a tutti dei beni di proprietà dei cittadini stessi. Vanno in parallelo aumentate di molto le sanzioni economiche per chi deturpa o vandalizza i beni culturali, aumentando i compiti degli “ausiliari del traffico”, al titolo di “ausiliari di vigilanza”, debitamente formati per diventare operatori di garanzia e non produttori di multe. 
Aumentare l’aliquota destinata ai recuperi, dando la possibilità di scelta della destinazione dell’8 per mille al FAI. Anche la cultura “privata” va incentivata portando l’IVA sugli spettacoli teatrali, cinematografici, sui libri e sulla musica ad aliquote agevolate rispetto alle attuali.

VII.        POLITICA PER LA QUALITA’

Ogni cosa, anche la più semplice, per durare ed essere efficace, deve essere fatta bene. Le politiche degli appalti al massimo ribasso o le partecipazioni dei municipi alle aziende, non evitano il lievitare dei costi e il miglioramento del servizio, ma nella maggior parte dei casi uccidono la concorrenza, generando zone d’ombra di conflitto d’interesse e carenza nei servizi dovuto all’aumento del peso della politica in un contesto imprenditoriale non suo. Ogni appalto deve avere una soglia minima di ribasso e da parte dell’autorità un monitoraggio anche delle performance dell’opera stessa, con applicazione di penali alte in caso di evidente scarsezza di qualità. Le opere durerebbero molto più tempo e il risparmio andrebbe alle opere di manutenzione delle stesse, mantenendo a livello locale un equilibrio occupazionale.
L’Italia è una nazione ineguagliabile sotto il punto di vista della varietà, biodiversità e bellezza. Entrando in Italia uno straniero dovrebbe meravigliarsi, rimanendo a bocca aperta fino all’uscita dal suolo nazionale. Anche la cura ed il mantenimento di decoro e pulizia delle abitazioni private (rif.§V), dei beni pubblici (rif.§VI), sono di certo politiche della qualità, che indirettamente diventano uno strumento di marketing a favore dei cittadini stranieri e di aumento della qualità della vita per i Cittadini italiani. L’Italiano è ora che la smetta, e lo dico da Italiano, di pensare che ciò che è statale non sia di mia competenza. Dobbiamo diventare tutti imprenditori del nostro paese, aumentando, salvaguardando e migliorando la molteplicità delle eccellenze. In questa maniera si può generare un continuo aumento delle esportazioni, un aumento esponenziale del turismo e conseguentemente aumento dei posti di lavoro e gettiti da tassazione di questi ambiti.

VIII.      MARKETING

L’Italia è tante cose e tra queste sicuramente un piccolo gioiello di famiglia, tramandato di padre in figlio per generazioni. E’ qualcosa per cui gli avi hanno combattuto e per quelli che li hanno succeduti un elemento di affetto e attaccamento sentimentale. Come tale non va svenduto e nemmeno venduto, ma valorizzato e fatto ammirare. Abbiamo una storia antica, controversa e complessa, creata da un popolo che ha fatto delle proprie capacità un vessillo intramontabile. Per questo motivo dobbiamo saper valorizzare ogni sfumatura, mai cadendo nell’errore dell’apologia del passato, ma nemmeno in quello di nasconderlo. L’arte, l’architettura, la letteratura, la fotografia ed ogni altra forma d’espressione è un imprescindibile biglietto da visita del nostro popolo. Ognuno di essi rappresenta una tessera di un mosaico che crea il disegno di una identità. Ogni tassello va spiegato, va capito e va contestualizzato, per poter comprendere le motivazioni e gli errori commessi e i grandi pregi e progressi. L’immagine di un popolo maturo, sincero e razionale non è ad appannaggio della creatività e allegria tipica dei latini. Torniamo ad essere “Caput Mundi”. Il nostro paese va sponsorizzato all’estero portando eventi di ogni genere e natura al di fuori dei confini, promuovendo circuiti alternativi agli standard mentali degli stranieri. Partendo da un argomento, da un interesse, da un prodotto e creando visite focalizzate sul suo percorso d’ideazione, creazione, produzione, portando la gente nelle piccole realtà provinciali, a toccare con mano dei veri e propri gioielli, forse meno blasonati, ma sempre d’inestimabile valore. C’è una caratteristica che accomuna tutta l’umanità ed è la curiosità. Cerchiamo d’incuriosire gli stranieri nel venire a scoprire l’inaspettato.

    

Io penso da Cittadino Italiano, che alla prossima tornata elettorale la maggior parte delle persone cavalcherebbero l’onda del Pragmatismo. Dei soggetti politici che hanno idee concrete e strutturate di cui farsi vessillo e non mera propaganda o tifo calcistico, non ci sarebbero di sicuro problemi nel reperire la maggioranza dei voti. 

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