Diario di un uomo sospeso…
16 Dicembre 2015, che nasca il male insieme al
bene, sicché io possa riconoscerlo.
Fantasmi informi escono dalla mia bocca, mentre
assaporo l’odore pungente dell’aria invernale. Seduto sul terrazzo di casa, al
cospetto di un ignoto, indefinibile
infinito. Un’intensa e gelida stellata m’appaga. Un brivido, una vibrazione.
Un’ansia ch’è già angoscia, paura. Un turbinio di contorti pensieri dipana in
un velenoso delirio oppure in un dono, una rivelazione. Può darsi che anch’io
sia vittima del tranello del maligno, in questa notte, in questo mio sonno
della ragione che genera mostri o teatrante d’onirica veglia. Nelle scienze e
nelle vicende c’è una cronologia da rispettare, scoperte da seguire e sentieri
nitidi da percorrere nella luce della storia, ma anche nella storiografia. Ma
nell’ombra dell’animo umano no, è una scala sospesa nel tempo, dove si sale e
si scende senza ch’essa conduca ad un luogo anelato di riappacificazione. Qui
vago ramingo, in questo luogo evitato e abbandonato, perché difficile da
concepire, dinnanzi a statue eburnee dagli sguardi gelidi e fieri, tra frasi
graffiate sul granito della memoria, tra ghiaie e arbusti votivi m’arrendo,
finalmente ad evidenza interrena. Non rammento ormai più se il vagare mio è per
viali di città sognante o per dimore eterne, bagnate da sospirato pianto.
Sopraggiunga
in questa simbolica notte, tra il giubilo dei giusti e lo spasmo degli ingenui,
la nascita del bene, della luce di vita e d’un sole intramontabile. Ma per i
saggi, per gli spiriti guida, s’attenda nel medesimo attimo la nascita
dell’oscurità rivelatrice. Si osservi con attenzione e distacco in uno scrutare
di studio, perché l’uomo buono conosce la montagna, ma una guida deve conoscere
i luoghi sicuri e ameni, così come i pericoli e le insidie. Perché la sua anima
non s’arresti a osservare l’imponenza, ma volga al raggiungimento della cima.
Concetti che ai più parranno blasfemi, deliranti e confusi, ma che non lo sono
affatto, perché non ha maggior ambizione nel ritrovar la luce di chi ha
riconosciuto il buio.
Parole arcane, prima che da comprendere da
assorbire. Metabolizzare lo smarrimento provato nell’incedere su di una strada
nuova, mai percorsa e contemplata. Provare una sconosciuta gioia dinanzi un
bivio, non perché la decisione sia dettata dal conforto d’indicazione, ma per
aver seguito la rotta indicata dal cuore. E per ambire la vera gioia, occorre
conoscere la tristezza. Per amare il sole, l’aver temuto la notte più oscura e
aver operato una scelta, in autonomia.
Un’argomentazione a
favore del diavolo:
Bisogna ricordare
che noi abbiamo sentito
solo una parte della
storia.
Dio ha scritto tutti
i libri.
(Samuel Butler
1835-1902)
Una voce proveniente dal passato, mi sussurra
all’orecchio parole d’uomo di Chiesa e di Filosofia, di ragion pura. Rammentami
che è d’ogni epoca e religione la figura del male, che per orgoglio ed invidia
tenta l’uomo debole e incapace. Seth, Shiva, Mara, Satana. Ma dunque Dio,
Allah, Jehova, o come si voglia chiamare un’Arché celeste avrebbe commesso un
errore? Una Divinità, creatrice d’ogni cosa, avrebbe sbagliato platealmente nel
plasmare un angelo ribelle? O nel disegno immenso di una libertà scelta e
voluta verso Dio, s’arriva per scelta. Padre Lacordaire bisbiglia alla mia
mente: “Dieu, mes fréres, emploie
quelquefois des moyens diaboliques!”. Già, forse è proprio così, Dio, alle
volte, utilizza dei mezzi diabolici. Così che quell’angelo caduto, temuto dalla
notte dei tempi porti ancora, sulla pelle e nel proprio nome, la matrice del
progetto di Dio: Lucifero. Lux ferus, dal latino portatore di luce. Cosa può
significare mai che l’oscurità del male porti la luce. In questo trova
fioritura la supremazia Divina, donare nel rifiuto del male la via che porta
alla luce, per scelta autonoma. Così che sia proprio il male a custodire la
prima semenza verso il bene, un germoglio di movimento. Un passo legato a una
catena di dolce sudditanza, che potrà essere frantumata non assecondando comodità
e lusinghe offerte dal carceriere, ma respingendole fermamente. Con il vero e
unico dono celeste disponibile all’uomo del libero arbitrio io trovo la verità
nella luce, perché avendo conosciuto il buio, ora lo distinguo, lo riconosco e
scelgo di andare verso il senso opposto. Una libertà imposta sarebbe stata un’auspicabile
ma inappellabile schiavitù ancorata all’ignoranza. Ma l’uomo libero, l’animo
che vuole ricongiungersi a Dio, deve scegliere di andare verso Dio, poiché Dio
ha scelto per lui la libertà vera, anche se essa comporta il rischio di
smarrimento.
In questa
notte d’avvento attendo il Santo Infante, e che l’amore per la vita possa
essere la mia stella cometa. Con l’augurio di riconoscere il buio, per
imboccare il bivio che conduce alla vera alba di vita. Dunque, davanti al
presepe ringrazio per un immenso regalo, la libertà e la responsabilità di
poter scegliere di salvare me stesso, verso la nuova luce e con l’auspicio di
un animo illuminato.
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