giovedì 28 dicembre 2017

Buon anno 2018 (a modo mio)

A chi c'è stato
o solo m'ha pensato,
nell'afa oppur nel ghiaccio
gli dedico un abbraccio.
Non brindo col veleno
l'orizzonte mio è sereno,
non cerco il paradiso
ma solo il tuo sorriso.
La mente sta nel vero
se l'animo è sincero,
nel cuore non ho inganno
se t'auguro buon anno.

Stefano Camòrs Guarda

giovedì 21 dicembre 2017

Auguri a tutti dal Presepe delle modernità


Lucine, musichette e vetrine addobbate. Frenesia, ansia e acquisti compulsivi, la città è pronta: sta arrivando Natale. Ecco come ogni anno, nonostante l’anagrafe mi sia amica, la mente m’induce a pensare come se fossi un ultracentenario. Mi spinge a riflettere, sul senso, sulle radici di questa festa, che è diventata un vero circo equestre di stranezze. Non troverò risposte, già lo so, ma come ogni anno l’istinto primordiale mi apre il portone di una piccola casina di cartapesta, in cerca di quella luce fioca, di quella culla vuota che per me ha un solo volto, quello della speranza.  Lo so, sono demodé, obsoleto, fuori luogo, noioso, pesante e cerco ogni anno di migliorare nel mio percorso di standardizzazione consumistica. Ecco allora che dopo un tetro halloween, un virulento Black Friday e un tecnologico Cyber Monday, vado incontro al Natale urlando al mondo il mio augurio di Merry Amazon a tutti and Happy New Tim. Cantando agli angoli delle strade “we wish you a Unieuro, and happy Fastweb”. La gente mi sorride, hanno capito che mi sono convertito, arreso, che sono finalmente diventato uno di loro e mi saluta, mi sorride powered by Mentadent Whitening, mi abbracciano senza emanare cattivi odori e io mi riempio di gioia, ringraziando Rexona antiodorante. Arrivo alla piazza dove viene realizzato il vero Presepe vivente aggiornato e moderno. Nessuno guarda, ma l’immensa folla filma con telefoni e tablet i figuranti. Nella stalla la culla hi-tech con dolby sorround Bose è giustamente vuota e la Vergine è sul sito della CAM il mondo del bambino in cerca di offerte, ogni tanto alza lo sguardo e incontra quello di Giuseppe mostrandogli il dito anulare. Giuseppe ricorda improvvisamente che, prima di lasciare i curriculum ai sacerdoti del Tempio, Adecco, Randstad e Manpower, deve andare a ritirare l’anello Bliss e il bracciale Pandora, altrimenti apriti cielo (anche se Pasqua è ancora lontana). I pastori arrivano alla capanna con le pecore di cashmire leggero Falconeri e raggiunta la Vergine si fanno i selfie. L’Angelo scende dal cielo annunciando mi manda l’Invictus by Ugo Boss, riempiendo l’aria con il profumo dell’eternità. Le donne del villaggio porteranno del cibo alla capanna, ovviamente solo dopo essere passate al vaglio della seconda trinità: Cracco/Bastianich/Cannavacciuolo.
Nascerà il Signore e arriveranno i Magi a portare onori e offerte. I nuovi magi saranno Melc..artiér con l’oro e gli Swarosky. Baldassarre con il furgone del signor Balocco, porterà i biscotti incenso e cannella, biologici e senza glutine, invitando a fare i buoni. Infine Gaspare, che rivelerà finalmente come la mirra serva da ingrediente segreto nella creazione dei Thun. Schiere di angeli canteranno “Yessa” e bevendo caffè loderanno il nascituro.
Mi sveglio agitato. Dove sono? La camera da letto è buia, mia moglie dorme accanto a me, ci avvolge il silenzio. E’ stato un incubo, meno male, non può essere questo il Natale. E’ ovvio che quello che ho sognato non può essere la realtà, ma pura follia. In fondo la gente ha capito che il valore della festa è un abbraccio a mani vuote da chi ci vuole bene. Che il ventisette di Dicembre ci si sorride ancora, poi ancora e ancora. Le persone hanno capito che la mangiatoia vuota dove Gesù bambino deve nascere ogni mattina, è il nostro cuore.
Mi sdraio nuovamente, il cuore mi batte forte. Ho il terrore di riaddormentarmi e di ritornare nell’incubo. Sono un po’ spaesato, fatico a capire se il sogno era prima o se sto sognando adesso. Sono confuso, come ogni cosa che mi circonda. Il mio augurio, per me e per tutti, è quello di ritrovare lucidità, la limpidezza nello sguardo verso le cose che hanno davvero un valore. Intorno a me è ancora buio, mi rilasso un po’. Mi sento rinfrancato, passerà anche il Natale e non avrò più la necessità di pensare a cose serie.

Buon Natale

Stefano Camòrs Guarda        

martedì 19 dicembre 2017

Corro

Grigio antracite, scuro e rovente l’asfalto. Beige, marrone, rosso cupo di terra arsa e sassi incastonati in questo polveroso sterrato. L’occhio fissa il terreno, cerca di prevenire l’inciampo; illuso. Le gambe si muovono ritmiche, incuranti del panorama loro attorno, delle compagnie o dei pensieri che ronzano più in alto, come moscerini tra graspi ammuffiti. Non importa se intorno ci siano palazzi, ringhiere di siepi o colli lievemente ondulati, né monti aguzzi, né laghi, mari o infinite visuali, nella corsa entro in corridoio astratto. Un tuffo seguito da una concentrata apnea; che tutto allevia nella sua ovattata dimensione. Non un’avanzata forsennata, no, nemmeno una camminata rapida, il passo giusto, quello che diventa piacere, fuga, cura. Non corro contro di me, ma per me. Non gareggio, non m’importano medaglie o tempi, medie, cancelli. E’ una filosofia, uno stile di vita. M’immergo in un liquido denso e confortante, nonostante là fuori ci siano gelo o caldo torrido, ghiacciai o dune. Il mondo implode e si concentra in minuscola sfera nella mia mente, governabile, poggia il suo baricentro in armonico equilibrio. Il ritmo del cuore, del respiro, il calpestio delle suole diventano musica e danzo verso un luogo irraggiungibile. Non ho meta, non ambisco un traguardo, ma anzi la speranza è che il mio movimento raggiunga la notte e poi ancora il giorno e così via, senza bandiere, dogane, confini. Improvvisa una freccia mi lacera il petto; la fatica, la sofferenza, cercano di sfondare la porta del mio bastione. La battaglia è cruenta nella mente e vessilli di follia sventolano tra le schiere del nemico, tra i fulmini della tormenta. E’ il tempo del coraggio, della sopportazione. La tempesta cessa, la battaglia termina e torna la quiete, temporanea. In fondo quella battaglia m’intriga e belligerante vado in cerca di guerra. Corro, senza un motivo apparente, calcando lo spazio e fluttuando nel tempo. Cometa tra paesaggi di vite e sogni rubati. Corro.  

Stefano Camòr  Guarda