giovedì 28 giugno 2018

L'importante non è che sia vero, ma che sia plausibile



Nei giorni scorsi, credo come provocazione, qualcuno ha scritto che ci vogliono imporre i numeri arabi. La cosa ha scatenato il diniego di migliaia di tifosi della matematica nostrana, dei paladini della numerologia italica e anche i simpatizzanti della cabala. La cosa che fa ridere alle lacrime o piangere fino all’isteria, è che pochi prima di commentare la notizia hanno pensato, hanno consultato un libro o anche solo wikipedia. Si sarebbero accorti che da secoli usiamo i numeri arabi, ma mica solo noi, in pratica tutto l’occidente anche il più estremista. Non dobbiamo temere per la nostra sicurezza, nessun numero sulle pagine di un diario o di un giornale genererà autocombustione all’urlo “Allah u Akhbar!”. In realtà nei secoli i numeri sono un pochino cambiati, figurati se non facevamo del restyling. Quello però che lascia perplessi è la sindrome da tifoseria. Una cosa non è importante che sia vera, ma che sia plausibile, perché l’importante non è il contenuto ma il giudizio che posso dare, lo schieramento che posso scegliere, la battaglia a cui inneggiare (ovviamente da casa in pantofole, all’apericena o aspettando il Kebap d’asporto da Aziz il Tunisino sorridente). Io appartengo alla generazione degli over 40 e un po’ vorrei giustificare la specie in via d’estinzione (tutte le generazioni sono destinate all’estinzione lo dice la destra, tutte le persona devono aderire volontariamente all’estinzione programmata ma senza soffrire, dice la sinistra. L’importante è che non si estinguano le ruspe, dice la Lega. Vedremo via internet cosa ne pensano gli elettori dicono i pentastellati. Il PD non dice nulla perché una macchinazione. Silvio invece non si estingue, ma raggiunge il Padre). Allora dai facciamo un piccolo decalogo di cosa ci ha portato a questa situazione di degenerazione dove siamo passati dal Rinascimento e Illuminismo al Rincoglionimento e Internettismo. Ovviamente i punti avranno lo stesso numero in Matematichese occidentale moderno, in Arabo e anche in numero romano, per chi si reputa l’imperatore dei fori Anco Sunio Accattone, discendente diretto di Marco Tullio Cicerone.
Ma procediamo con il dovuto ordine:
1 – ١ – I: Partiamo dal Rinascimento, dove se uno avesse voluto scrivere una minchiata, poteva scegliere se impiegare due settimane a squartare una capra, levare il pelo, lisciare la pelle, essiccarla oppure un paio di giorni a inserire incunaboli in una pressa. Ma poi, pochi sapevano leggere e allora il divertimento sarebbe finito subito. Allora era meglio inneggiare alle Monarchie in quel dialetto che tutti comprendevano e fracassarsi di legnate in battaglie per espandere i territori. Meno male c’era gli avventurieri, che secondo me volevano solo andarsene fuori dai cogl…ni, poi casualmente scoprivano che la terra era rotonda, anche se seicento anni dopo, nonostante i satelliti alcuni credono che sia ancora piatta. Marco Polo, Amerigo Vespucci, Colombo, Pizarro, etc. come avranno fatto senza pubblicare una beata fava su Instagram?

2 – ۲ – II: Meno male che poi è arrivato il settecento, dove apparvero i parrucconi, gli avi di Trump poterono combattersi tra nord e sud (forse erano anche gli avi di Bossi). Volevano che i loro diritti fossero se non proprio salvi, almeno salvini; e pensavano con amarezza che purtroppo non avevano ancora inventato le ruspe. In Europa eravamo seriosi come un clown in tribunale e le questioni religiose strofinavano quelle secolari e facevano scintille. Alla fine tutti andavano a fracassarsi di legnate in battaglie per espandere le proprie ragioni.

3 – ۳ – III: L’Ottocento, l’epoca moderna, lo sviluppo dell’industria, della medicina. La gente legge di terre lontane e sogna di vivere avventure inimmaginabili, sorseggiando gin nei circoli di Londra. Pochi stanno bene, la moltitudine vive ancora come l’uomo delle caverne, con l’unico svago nell’ubriacarsi per allontanare il senso di patimento o andare per donne a pagamento, millantate per streghe dalle stesse persone che non avevano ottenuto lo sconto sulla prestazione. Cominciano le battaglie del diritto, si ravvivano le volontà di consolidare il potere e gli imperi o stati. E allora giù tutti andavano a fracassarsi di legnate in battaglie per espandere il proprio egocentrismo. Libri ne avevano di più, ma solo i più abbienti erano in grado di leggerli e le lettere o i messaggini venivano consegnati dal nonno di Twitter: il piccione viaggiatore.

4 – ۴ – IV: Arriviamo al novecento, secolo che mi appartiene. Il progresso si dedica all’arte dell’automotive, del volo a motore, delle bombe a mano che però non sono ancora intelligenti devono andare a scuola anche loro. Fino al 1945 nel mondo ci sono molte guerre, l’Europa è il teatro delle due guerre mondiali dove la gente cominciava a capire che non ci si guadagna tanto ad andare a fracassarsi di legnate in battaglie per espandere l’interesse degli altri. Arrivò la fotografia, però era ancora acerba e per fare un selfie dovevi rimanere immobile sette ore come un’artista di strada sul marciapiede che imita una statua, scomodo. Poi arrivò anche il video, prima muto e poi con il sonoro. Se volevi vedere qualcosa però dovevi farti bello e uscire di casa per recarti nella sala di proiezione. Il concetto di multisala e 3D è arrivato un pochino dopo. Leggere era una bene importante, difficile da reperire tra bombe ed epurazioni. La gente era ancora munita di voce e parole e comunicava con degli strumenti mediatici che liberavano onde sonore modulate nell’aria fino a raggiungere un decriptatore di impulsi, ovvero, le corde vocali.

5 – ۵ – V: 1945/1950 da qui in poi mi fermo al solo perimetro della mia Italia. Molto è stato distrutto e il morale è basso ma c’è voglia di ripartire. E’ il periodo in cui è nato mio padre, in cui si aveva poco e lo si doveva far durare e soprattutto bastare. Dove la casa se la costruivano loro, mica con l’impresa, l’architetto e l’arredatore d’interni. Quando i fossi si saltavano per il lungo e quando “ai miei tempi” ogni cosa era fatta meglio. La generazione dei consulenti da cantiere. C’era ancora qualche dissapore profondo tra chi era stato Balilla e chi della Resistenza e allora, tanto per cambiare: tutti andavano a fracassarsi di legnate in battaglie per espandere le proprie vendette.

6 – ۶ – VI: 1950/1960 E’ l’epoca di mia madre, cominciano a intravedersi alcuni segnali di ripresa. La didattica e la disciplina scolastica sono ancora molto ingessate e alle elementari si studiano cose che oggi non si fanno neanche alle superiori. La pedagogia è ancora poco considerata, mentre prevalgono ancora le pluri-medagliate pedate nel culo. Aumenta l’istruzione delle persone, che però sono ancora diffidenti verso il progresso, timorose del lungo periodo di guerra passato e vivo nei ricordi dei loro genitori. Appare la televisione, quella a valvole che si doveva scaldare dieci minuti prima di accendersi, che poi dovevi sintonizzare a mano e che (orrore!) dovevi alzarti dal divano per cambiare canale. La maggior parte delle persone aderisce ai movimenti del Comunismo nostrano in contrapposizione al Clero dei Preti di campagna che nella tradizione più genuina: andavano a fracassarsi di legnate in battaglie per espandere le proprie convinzioni.

7 – ۷ – VII: 1960/1970 Finalmente la ripresa c’è si vede e regna l’ottimismo e la voglia di spassarsela, godersi la vita. Essere spensierati e meno rigidi del passato. La guerra fredda tra USA e URSS è il primo argomento che ci vede spettatori e commentatori. In casa abbiamo le BR, con i loro comunicati e le maledette bombe. Già, siamo tutti più colti ed emancipati, quindi non basta più fracassarsi di legnate in battaglie per espandere le proprie convinzioni, no, serve altro serve fare del male a caso, senza veder in faccia a chi sto nuocendo la salute e rovinando la vita sua e della sua famiglia. Il progresso è in corso, è un treno inarrestabile, la fame sta per essere debellata in Italia e le menti devono concentrarsi su qualcosa di più leggero per scappare ai fantasmi ed alle paure del recente passato.
8 – ۸ – VIII: 1970/1980 E’ la decade della nascita di un impenitente pessimista e disilluso: io. I vaccino sono obbligatori e i censimenti si fanno senza indignazione. Arrivano le mode dagli States e sei “in” se cominci ad essere anticonformista. Nel benessere ci si annoia e allora avendo meno nemici con cui interporre le proprie passioni…. ci si può fracassare di legnate in battaglie con se stessi per espandere le proprie esperienze ultrasensoriali attraverso l’uso di eroina. Compaiono uomini con l’alone fuxia intorno che sono da evitare come la peste nera. Però c’è ancora ottimismo, c’è ancora il richiamo dei figli dei fiori, del volemose bene nello spirito basta che poi se tromba. Insomma i primi anni da neonato sono un po’ destabilizzanti dal punto di vista culturale. Sono gli anni delle basette selvagge e delle cofane piene di lacca. Dei vestiti dalle fantasie improponibili e dei pantaloni a zampa d’elefante e il borsello in cuoio. Insomma da una parte i giovani con Peace & Love e dall’altra i genitori con “Uh Signur varda giò”. E tutto passò cantando “mettete dei fiori, nei vostri cannoni” bella lì Bob Marley, uh yeah!!

9 – ۹ – IX: 1980/1990 Ah l’adolescenza… terra di nebbie e timori. I ragazzi, me incluso, crescono con poca televisione, ma quella che c’è, è terra di conquista per i disegnatori Giapponesi. Non c’è un cazzo di cartone animato in cui non ci sia un orfano, un malato terminale che dura comunque 37 stagioni o un genitore scappato di casa. I fiori nei cannoni li hanno messi in tanti, infatti….le caprette ti fanno ciao…. Sui campi da calcio arrivano Holly e Benji e i loro compagni dalla porta osservano l’orizzonte in campetto di periferia lungo come la Milano-San Remo e che ospita più pubblico del Maracanà. Si salta sulle traverse e si buttano giù i muri a pallonate. E’ il tempo dell’anticonformismo convenzionale, ovvero facciamo gli alternativi tutti uguali. Altro che Petaloso…. Noi avevamo i paninari, i metallari e i dark, le sfittinzie, la cumpa e altre innumerevoli declinazioni dell’influenza Statunitense. I video giochi erano al bar e se entravi là dentro uscivi affumicato come un salmone norvegese. A casa con gli amici si faceva il “gioco della bottiglia” oppure “obbligo o verità”, giusto per strappare un bacino alla compagna di classe gnocca che aveva il diario tappezzato di foto di Eros (Ramazzotti), e sempre Ramazzotti c’era la Milano da bere, quella della notte…della Fennech, della Bouchet. Non c’erano i reality, né amici di Maria (quelli c’erano ma stavano in stazione e ti chiedevano cento lire), né i tronisti. A pensarci ora mi viene in mente Bombolo quando diceva: “tz tz ma vvaaffancuuulo….va”. Negli stadi ci si fracassa di legnate in battaglie per espandere le proprie bandiere.

10 - ۱۰  – X : 1990/2000 … e oltre. E’ il confine, l’era del virtuale. Dopo le notti magiche, dopo la notte prima degli esami, tutto comincia diventare più serio, di nuovo. Forse sono cresciuto e vedo le cose diversamente io. Mi sento ridicolo, percepisco l’umana scioccaggine delle masse e sento l’impulso di usare la testa. Di capirle le cose e non di rifletterle come uno specchio. Mi sa che sono diventato vecchio, forse non troppo perché non me ne frega nulla dei cantieri stradali. Capisco vedendo ragazzi che si fanno chiamare Millennials, che per loro sono la storia. Un po’ mi vergogno se rileggo le righe di prima e mi viene un dubbio si è evoluta la tecnologia o si è evoluto l’uomo?

Noi stiamo qui a parlare di numeri e di come scriverli, ma pensiamo all’adesso, che ciò che facciamo domani sarà stampato su un libro di storia e qualcuno leggerà cosa abbiamo fatto. Forse è il tempo di pensare alla sostanza, perché la sola forma….non è importante che sia vera, ma solo plausibile…come questa storia del piffero.

Stefano Camòrs Guarda