lunedì 24 novembre 2014

Grigna Settentrionale - via del nevaio con variante d'uscita

Grigna Settentrionale, via del nevaio con variante d'uscita alla piazzola elicottero.  
23 Novembre 2014

Finalmente! Era da molto tempo che le piccozze mi guardavano imploranti. Purtroppo gli impegni, il maltempo ed un infortunio al quadricipite femorale mi tenevano lontano dai monti. Ma oggi è deciso, si va sul Grignone e poi si vedrà il da farsi. Ganda, Piancaformia o chissa cos'altro decideremo di fare poco importa, ho bisogno d'aria, ho bisogno di montagna. 
Lasciamo l'auto a Cainallo e subito su neve si comincia la salita sul sentiero che sinuoso costeggia ripidi colatoi, immerso a sagome di nudi faggi. Giungiamo al bivio per il rifugio Bietti (via per la Piancaformia), ma noi proseguiamo diritti verso il rifugio Bogani. La neve comincia ad aumentare di spessore, saremo sui 30 centrimetri, non molto consistente, ma il sentiero e super calpestato fino al rifugio. Al rifugio ci attende, facendoci le feste, il cagnolone nero del Bogani, il famoso bogane.... .
Saliamo e subito sopra ci accorgiamo che l'unica traccia sale per la Ganda, però è un po' facile e volevamo qualche canale. Al bivio cominciamo a tracciare noi, Alessandro, Jean, Roberto e Camòrs. La neve è molto farinosa e asciutta, crea un fastidioso zoccolo su tutto ciò che tocca. Fortunatamente sotto i 30-40 centimetri di fresca c'è uno strato più duro dove i ramponi finalmente riesco a fare presa. Camminare su di un manto ancora immacolato è fantastico e ispiratore. A Milano è in mostra il grande pittore Segantini, anche Lui qui oggi ne avrebbe tratto ispirazione. Bastionate verticali e frastagliate s'impongono ad infide voragini che si aprono nel terreno, evocando fantasmi di timore, paura dell'ignoto. Onde ghiacciate d'un manto d'avorio, infondono tranquillità, pace all'animo. Figure isolate di larice, dipingono poesia negli occhi e gioia nel cuore. Mi manca il fiato, e non è per la stanchezza. Arriviamo alla bramata via del nevaio, dove nonostante la pendenza si accentui, la consistenza della neve non muta. Cominciamo a salire su pendio più ripido e costante, alla mia sinistra intravedo il canale delle capre, che avevo fatto tempo fa con Roberto, sempre meraviglioso. Sopra di noi sul filo della cresta invernale un formicaio di persone si stagliano contro il cielo. Qui no, intorno a noi nessuno è ancora passato, anzi no, ci sono delle tracce, tracce di un camoscio disegnano itinerari molto più arditi del nostro. Lasciamo la via del nevaio e teniamo la destra. Il muscolo della coscia si fa sentire, vorrebbe farmi desistere dalle pendenze bramate. Figurati se ascolto la tua pavida voce, non non ora, non oggi. L'unica accortezza che m'impongo è quella di non esagerare con l'apertura del compasso delle gambe, sarebbe un sovraccarico muscolare inaccettabile. Ci attendono due canalini stretti e ripidi, per sbucare un manciata di metri sotto la piazzola dell'elicottero. Finalmente si possono ritirare le bacchette e sfoderare le piccozze, anche se la progressione non è mai sulle becche. Nel primo canalino, stretto ed elegante, c'è un metro di salita con ghiaccio, che ci permete un paio di movimenti più tecnici, poi ancora il pendio si apre su neve farinosa ma fortunatamente sempre con fondo portante. Il secondo canalino è molto più stretto, di discreta pendenza e d'infinita bellezza. Appena fuori ci attende l'ultimo saltino e quindi fuori sul filo di cresta. Un paio di minuti e siamo alla croce incrostata di ghiaccio e appena sotto, al rifugio più amato d'Italia. Prima di entrare al Rifugio Brioschi, butto un occhio al canalone ovest del Grignone, è sempre più maestoso ogni volta che lo vedo. Posso giusto buttare un occhio, il cuore è già caduto laggiù molti anni fa. 
Ora dentro, a salutare facce conosciute e a sorridere davanti ad un bicchiere di rosso e a una polenta e rustisciada. Mentre mangio Ale mi fa notare che sulla mensola dei libri del rifugio, pavoneggia in gran spolvero il mio libro "La montagna nel cuore"; che immenso onore vedere il mio nome tra quelli di mostri sacri dell'alpinismo.
Le nuvole, fuori dal vetro, coprono la pianura padana ed esaltano le punte dei monti. Sembrano voler nascondere la quotidianità, la frenesia di quel laggiù fin troppo usurante. Adesso no, sembra farci intendere, adesso volgi lo sguardo ai monti, al cielo. Pulisci l'animo, schiarisci la mente, ora puoi. Per un istante solamente forse, ma goditi, questa illusione di libertà.    
Una mezz'oretta di pigro ciarlare, tra un sorso di grappa e un raggio di sole e poi giù per la via Ganda fino al Bogani e da lì di nuovo a Cainallo. 

La variante d'uscita

Vedo immagini senza tempo,
prorompenti come sorsi di grappa.
Incorniciano attimi senza fine
appesi alla mente con picche affilate,
forgiate nel calore della memoria.
E salgo di nuovo,
sul manto tuo intarsiato,
rubando avidamente scorci
per dipingere un ricordo.
Mi lasci perfino l'ardire
d'uscite eleganti e impreviste,
imitando il camoscio.
Il profilo tuo,
scurito al tramonto saluto,
che già s'è marchiato a fuoco
e splende
in un tenue bagliore di brace
nel mio animo in pace. 

Camòrs
  


mercoledì 12 novembre 2014

First impact


After Camòrs book presentation "La traccia del camoscio", first impact. 


PUPPY: Mom, after the book presentation of Camòrs,  have we become famous?

MOM:  It seems yest, but who now inform the tourist we are not able to hold the pens for the signing autographs !!!!!! 



sabato 8 novembre 2014

FROZEN KINGDOM


I'm awaiting for you at Ubik bookshop, Tuesday the 11th November 2014
....but in the mean time taste something following me along the path....

Camòrs

martedì 21 ottobre 2014

My Pope



La voce più forte è nel silenzio,
nell'aria più fine si risveglia il ricordo
e rivive l'esempio.



sabato 18 ottobre 2014

L'albo fotografico


(Landscape from Malpensa Airport)

L'albo fotografico

Persone colorate,
volti variegati
in costante arcobaleno
di culture,
di caratteri.
Un altro aeroporto,
un altro volo.
Posti sempre nuovi,
tutto sempre uguale.
Il mio viaggio non s'arresta
dinnanzi al temporale,
pur se nell'oscurità,
il lampo illumina ogni cosa
e in ogni istante rivedo 
ciò che avevo scordato;
quello che ora mi manca davvero.
Rapide passano come nubi,
immagini sbiadite 
nel mio cupo incedere,
ancorato a materiale devozione.
La salvezza sta sull'uscio,
nei sorrisi e negli abbracci
di chi attende il mio ritorno,
imprimendo i loro volti
con l'inchiostro dell'amore.
Indelebili come immagini 
dell'albo fotografico,
che sempre consulto
per trovar giusta rotta,
nella tempesta più atroce.

Camòrs

venerdì 17 ottobre 2014

Il cuore tra le nuvole




Il cuore tra le nuvole 

Cos'è 'sta nebbia che m'avvolge 
non c'ero abituato più.
Cos'è quest'ansia che m'avvinghia le caviglie
non mi riconosco ormai. 
Eppur la faccia lì riflessa 
dall' acque un po' gelate 
sembra essere proprio la mia. 

Un suono lieve eppure intenso
intorpidisce i sensi ad ogni passo...
...e il vento sfila sulla pelle già sudata,
brividi di storia abbandonata. 
La confusione regna nella mente
e il corpo sale indifferente; 
non sò se temo più il futuro
di un passato superato e molto duro.

E' il suono roboante di una frana,  
annuncia una paura nota e ormai lontana...
Poi finalmente tu m'accogli ancora
alleggerisci la mia anima immatura,
perchè tu chiedi un corpo d'uomo
ma in verità adori ciò che porto in dono.
Sentimenti di fanciullo 
frammento ad ogni via
e schegge d'infinita gioia 
su neve fresca lasciano la scia...
...ed anche il ghiaccio verde e assai più duro
si scioglie al fuoco del mio cuore puro.  

Un cielo azzurro sale fino a divenire blu,
io scenderò da qui, è certo,
ma la mia mente, 
quella no, 
non ti lascerà, mai più.   

Camòrs

lunedì 29 settembre 2014

mercoledì 17 settembre 2014

Orizzonte limpido


Raggiungo la cima, per sentieri ripidi ed esposti, che spesso s’affacciano a pareti da salire con le forza delle dita, con le punte dei piedi, con la mente. Le mani accarezzano la pietra per trovare rughe e intagli dove ancorarsi, i piedi si torcono, fino ad assumere forme innaturali per spingere il peso del corpo.
La fatica, lo sforzo a volte come in questo caso, dopo quasi undici ore, lo sfinimento.
Ma perché ci ostiniamo a fare questo, anzi ambiamo a farlo e rifarlo all’infinito?
Per un unico istante, un momento che dura il tempo di un respiro, ma che non si perderà più, mai più.
Ad ognuno si rivela in maniera differente, ma si rivela sempre.
Non importa la quota, non importa la difficoltà o la latitudine.
Il ricordo di quel momento crea sempre qualcosa, un’emozione o un intenso ricordo; a me personalmente, quasi sempre una poesia:

Orizzonte limpido

Il sentiero è tortuoso
ripido,impervio;
un vero serpente.
M'inietta nel sangue
l'unico veleno lui concesso,
atavica fatica.

Ne scopro,
passo dopo passo,
i tormenti
e la voglia di resa.
La mente è più forte,
il corpo non ha scampo
e cede conciliante
all'ascetico cammino.

Raggiungo la vetta,
pulito nell'animo,
lavato da sforzo
e trovo
una piccola statua
di devozione umana.

Mi raccolgo annebbiato
da muta orazione,
all'alzar lo sguardo, però,
un nuovo orizzonte
appare sereno.

Invito chiunque quassù,
incurante della sua religione, 
per socchiudere gli occhi
e insieme richiedere
solo pace e rispetto,
a un qualsiasi Dio.

Il resto poco conta,
la volta è troppo estesa
per aver l'arroganza di capirla.
Tutto il resto è baratro,
quanto resta,
è solo valle nebbiosa.

Camòrs

lunedì 8 settembre 2014

Natura morta

Natura morta


Ogni metamorfosi della natura
è paradossalmente talmente complessa,
da rendere ogni sua manifestazione
di una tale inappellabile semplicità
che diviene all'uomo
totalmente inconcepibile.

Ogni mutamento avviato d'artificiosa mano
risulta così inesorabilmente banale
da mostrarsi al mondo miseramente osceno 
e squilibrato di qualunque armonia. 

Solo cambiando visione m'affaccio
ad una tela imbrattata,
abbruttita e sconfitta,  
fin quasi odiosa alla vista. 
Mi trascino del peso d'umane storture,
e fradicio giungo quassù;
perplesso e sbiadito staziono
come un panno steso,
lasciando che il vento 
asciughi le lacrime.


Camòrs


venerdì 5 settembre 2014

Nostalgia

Grigio il cielo e grigio il cemento che mi circonda. Che nostalgia di una passeggiata dove ad ogni passo si apre uno scorcio, un semplice fotogramma di poesia.

foto scattata presso il paese di Cavrasto -TN-


lunedì 25 agosto 2014




Rincorro una voce
(l’anima del Rosa)

Rincorro una voce
che mi conduce a te,
ai rivoli di sentieri,
in profumi, aromi di resina.

Rincorro una voce
che m’indica il cammino,
rimbalza in orridi di roccia
intonando nenie insistenti.
Ignoro la sua provenienza
né dove dimori,
ma pregna ogni cosa
in poesie di paesaggio.
L'intenso colore dei legni,
arresi e ammaestrati
da sapienti mani rugose,  
dal sole bruniti;
e piode argentate,
custodi del cielo.
Impervie le vie
rallentano il passo,
ma non la mia mente,
che sale lieve
come nebbia mattutina.
Sogni, ripidi e ungolati,
pervadono la mia fantasia,
ruggenti e impetuosi
come il vento,
che con divine sgorbie
plasma il ghiaccio tuo
in arcane forme.
Nascondo la paura
nell'infido crepaccio
e tenace salgo, mi elevo,
m'affido al candido manto.

Rincorro una voce
che m'insegna ogni volta,
giunto quassù,
un muto sentimento
custode d'un tempo gelato,
appeso al baratro.
Comprendo, forse ora,
l'eco di un popolo antico
e anche quella voce,
finalmente raggiunta
e che ora tace,
abbracciata al mio cuore. 



                                                                                                    Camòrs

martedì 29 luglio 2014

giovedì 3 luglio 2014

Meditatio

1st July 2014 - Monte Rosa - Italy


This is my soul's home, this is my church.

lunedì 9 giugno 2014

La traccia del camoscio


La traccia del camoscio
Ed. Arpeggio Libero

Da Luglio 2014 in libreria

L’ultima fatica letteraria di Camòrs, un romanzo/guida che inaugura una nuova collana per l’editrice lodigiana Arpeggio Libero. Un racconto ambientato e immerso nelle magnifiche atmosfere del Bleggio Superiore, in Trentino, che porterà il lettore a toccare con mano, attraverso un appassionante e perizioso viaggio,  una dozzina di vette alpine italiane e una sita nell’India settentrionale.
Cosa si può insegnare in una settimana?
A vivere? Probabilmente no.
Scalare una montagna? Forse nemmeno.
Quello che è possibile fare, è cercare di trasmettere qualcosa, che se poi, per sbaglio, arriva al cuore, non verrà mai più abbandonato.
E’ la storia di un padre, che accoglie la richiesta del proprio figlio nel portarlo a scalare una montagna, primo passo verso la più complessa ascensione della vita.
Parecchi i racconti goliardici, alternati a quelli più spirituali su innumerevoli vette delle Alpi, famose e non; ma anche il dramma dell’alpinismo di punta, con la cronaca di una spedizione alla conquista di un settemila indiano.
Molte le cronache alla scoperta di alcune delle più emozionanti cime nel nord-Italia, e non solo, tante le vicende che celano indizi che portano a scoprire inaspettatamente il proprio lato umano.
Un volume che all’apparenza potrebbe sembrare essere stato scritto per un pubblico di giovane età, ma che in realtà chi lo leggerà potrà scoprire come sia proprio l’adulto a esserne il maggiore beneficiario.
La ricetta è molto semplice: un 30% di amore per la montagna abbinato ad un 40% di amore paterno. Un 10% di suspense e un 20% di atmosfere romantiche, con un pizzico d’esoticità. Il tutto da gustare con molta calma, a fuoco lento.
Un libro per comprendere che essere alpinista non vuol dire necessariamente arrivare in vetta, ma semplicemente muovere con gioia il primo passo verso la propria ardua montagna, la vita.
Una vita vissuta con correttezza e rispetto, amore incondizionato e audacia, sincerità e purezza d’animo; insomma un’esistenza scalata in perfetto stile alpino.

venerdì 30 maggio 2014

Here there is your invite to next session of poems & music show.
Don't miss it!!!!


lunedì 26 maggio 2014

Mount MENGOL

Mount MENGOL channel N/W  - Val Brembana Italy 
24 May 2014




Wonderful snow today
Enjoy!!!

giovedì 10 aprile 2014

Canale dei Piccioni - Grigna Meridionale

CANALE DEI PICCIONI - GRIGNETTA - 12 Aprile 2014

Muovo passi leggeri,
delicatamente affondo 
in un candido velo,
galleggio.
s'insinua lo sguardo
in ruscelli gelati,
tra rocce contorte
infilo i pensieri.
Li nascondo,
pesanti e superflui. 
Altro non ho da offrire
se non il cuore,
e tu, 
come ogni volta,
m'abbracci 
in un sorriso di sole. 

Camòrs

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I move light steps,
gently lunge 
in a pure white veil,
I stay afloat.
Sight creeps into 
ice brooks,
through twisted rocks
I insert my thougths
heavy and superfluous.
I will hide them. 
I have nothing to offer 
except my heart,
and you,
like every time,
embrace me
in a smile of sun. 

Camòrs

giovedì 27 marzo 2014

Don't stop running

Start's arrived with a loud bang
silenced lots of coloured slang.
I force the breath and seems I sing
leg is flying, appears by wing....
Don't flee the words from open mouth
direction perhaps, from north to south.
People around is following own dreams
along to this street heart only gets screams.
Finishing line becomes like a ghost,
but hope and tenacy behind never lost.
Sometimes I think I lose every breath,
undressing like tree, sad loses last leaf.
Suddenly a face, find eyes of my wife
remember the love, a race across life.
Running into past, researching childhood,
at last kilometer I truly understood:
we'll find worst enemy, deep in our brain
than seeking a blame in this frozen rain.

Camòrs


lunedì 3 marzo 2014

Che albero sei?

Che albero sono? Ogni volta che una giornata serena irrompe nel mio animo, ecco sopraggiungere all’improvviso, come un arcobaleno, questa domanda. Mi guardo attorno, vedo Pini, alti e slanciati, belli nel loro abito argenteo ed elegante, un po’altezzosi e severi in verità. No, non sono uno di loro. Vedo alberelli pavoneggianti, ornati da mille colori, che scimmiottano finte imponenze e inutili velleità. In realtà non offrono nulla, al di fuori di una fulminea ammirazione; non offrono frutti, nessun riparo ad uccelli, ombra poca, già, poca anche di quella. No, non credo di essere di quella specie. Che albero sono dunque? Spesso credo di essere un Salice piangente, a causa del mio continuo trattenere angoscia, custodirla in grembo, curarla e cullarla, come un sogno, un ricordo. Nella sofferenza d’animo lo abbraccio saldamente, quasi fosse un eco lontano delle mie vere origini. Ma no, non sono neanche un Salice. La mia confusione nasce dal fatto di sapere di essere stato sradicato, spostato dal mio luogo. A volte invidio le piante in vaso, loro ovunque le si sposti portano con se quella manciata di ricordi e quel briciolo di storia. Io no, io ho saggiato l’essenza selvatica, ho affondato le radici nella soffice terra che custodisce, a fil di terreno, rocce aguzze avvolte dal muschio. Letti di foglie autunnali dipingevano il tramonto al suolo, mentre il vento passando suonava musiche antiche, sonorità primordiali. Tutti quelli come me, seppur distanti, lasciavano libere le radici ad avvolgersi ed aiutarsi, a debita distanza. Divisi dal destino che li seminò in quei luoghi, ma vicini per caparbietà. Ora ricordo. Ora che il sole riscalda qualche ramo. Ora che vedo le mie piccole gemme unite alla corteccia, pronte ad esplodere. Solo ora ricordo chi sono. Sono un Castagno. Semplice e non molto avvezzo alla bellezza, fragile alle volte, ma comunque tenace. Capace di lasciarsi morire in alcune parti per fortificarne altre e garantire il compimento della mia vita, donare i miei frutti. Alcuni alberi sono utili solo da morti, solo i loro legni, infatti, potranno venire utilizzati, come materia da costruzione o da ardere. Il mio fuoco invece non è un gran che, tutto scoppiettii e scintille. Brucio in fretta, quella stessa fretta che mi ha sempre accompagnato nella vita, ma che non ho mai sentito propria. Ecco, finalmente rammento, l’essere straniero in questo verde giardino. Silenzioso, alle volte pungente come i mie ricci, spesso più ignorato che accettato. In questo primo esile sole, portato da aria ancora fredda, nulla si rammarica nel mio cuore, perché sono ben consapevole che la fortuna e la mala sorte sono come la pioggia ed il sole, a fasi alterne ti colpiscono sempre, senza complotto o memoria. Comprendo ora, cinto da asettici fogli grigi d’asfalto, che ogni varietà di pianta, a suo modo, dovrebbe esistere per creare un paesaggio e che non esiste un albero perfetto, ma solo il luogo migliore dove esso possa venire messo a dimora. Allora spero che questo stesso vento, trasporti i figli miei, sbocciati nella stagione della gioia, in luoghi o in terre più adatte alla creazione di un luogo naturale, di un vero panorama. Spero che ciò possa avvenire prima che ogni cosa intorno a me sia diventata di plastica o cemento, allorquando anch’io, disilluso amante della vita, facilmente ambirò nella mestizia, al fuoco d’un camino.