sabato 26 novembre 2016

24 Novembre 2016, un viaggio condiviso


Il regalo più bello, più intenso ed indelebile. Vedere gli occhi di chi t'accompagna rapiti, interessati, fino alla commozione. I volti tesi nel non lasciar scappare le parole. Non è una presentazione, è pura condivisione. Vibrante, unica, indimenticabile. E' stato per me meraviglioso, come salire su una cima. 

Quando mi è stato chiesto di parlare dei sentimenti che la montagna trasmette, la prima cosa che mi è venuta in mente è quando raccontiamo ad un amico/collega che non frequenta la montagna delle nostre esperienze – mi sono svegliato alle tre del mattino, sono uscito che c’era un po’ di vento, saranno stati 15 sotto zero, e poi dopo uno slalom tra alcuni crepacci eccoci alla base della parete. Dopo quasi sei ore di salita eccoci in vetta, qualche istante e poi giù di nuovo verso la valle-. La risposta è, quasi sempre, la stessa: “ma chi te lo fa fare?”. Chi ce lo fa fare, bella domanda. Molti hanno tentato di rispondere, come per esempio Guido Rey, che disse: “la montagna è per tutti, per chi cerca il riposo nella quiete, come chi nella fatica ricerca un riposo ancora maggiore”, frase nota visto che tutti l’abbiamo all’interno della tessera del CAI. Frase vera, anche se non completa, perché non è solo il riposo che ricerca chi va sui monti. La frequentazione montana, l’escursionismo e l’alpinismo finiscono per diventare uno stile di vita, un modo di pensare, quasi una filosofia. A tal proposito il filosofo tedesco Nietzsche disse: “Filosofia è la libera scelta di vivere tra i ghiacci e le alte vette”.  Eccoci quindi al titolo della presentazione di stasera – Con la testa tra le nuvole- dove non vogliamo sottolineare il fatto di essere sbadati e distratti, ma frequentatori di una intima vetta, un personale luogo dell’anima dove ritrovare energie e motivazioni per proseguire la nostra ascesa.

1 - La montagna raccontata: Un richiamo misterioso
C’è una forza propulsiva che attira lo spirito a percorrere i sentieri prima ancora che le cime. Una voce ipnotica che chiama l’individuo e unisce la cordata, più forte della corda stessa. E capiamo che non siamo più noi a conquistare la montagna ma lei a conquistare noi. 

2- La montagna raccontata: s’apre il panorama, s’apre la mente
Ci sono parole e pensieri che in montagna manifestano il loro colore originale, amplificati nella nostra mente con intensità e a volte drammaticità, dal silenzio e dalla maestosità dell’ambiente. Amicizia, Amore, Armonia, Vita, Pace. Rifioriscono di significato come il crocus in alpeggio buca la neve in dissolvimento. 

3- La montagna raccontata: Intangibile stupore
C’è uno speciale dono che la montagna regala, ovvero l’infinita capacità di meravigliarsi. Scoprire l’inesauribile bellezza delle piccole cose, così come in quelle più maestose. Ritrovare con sorpresa il proprio cuore di fanciullo, dove in ogni momento regna l’entusiasmo e la gioia di vivere.

4- La montagna raccontata: Un sentimento profondo 
Una delle cose più straordinarie è l’irrilevanza delle distanze. Non solo quelle fisiche, geografiche, ma anche quelle temporali. Si annullano le differenze generazionali nella passione comune e si condividono i sentimenti più profondi. Scaliamo la roccia della storia, quella recente e quella più sbiadita e lontana. 

5- La montagna raccontata: Rispetto e gratitudine
E alla fine di tutto questo vagabondare, mentre svuotiamo lo zaino dagli indumenti ancora umidi, zuppi di ricordi, troviamo sul fondo della sacca che qualcosa lo abbiamo portato a casa: un grande rispetto e una sincera gratitudine. E non possiamo fare altro, nostro malgrado, che riprendere la nostra salita………. 



Grazie di cuore per le belle sensazioni che mi avete donato.

martedì 1 novembre 2016

Mountain Landscape and Waterfall, 1879

    Hermann Herzog (1832/1932)

Non posso non accogliere quel germoglio d'attenzione che fiorisce e annebbia la mente. Come l'aroma intenso e travolgente d'un glicine o d'un gelsomino in fiore, che innonda e stordisce i sensi. Così è quì tra i fili della tela, nell'apoteosi del colore, ma sopratutto nell'esaltazione delle ombre. L'estremo realismo che addirittura intimidisce nella trasmissione dell'irruenza della natura, della verità. Il dualismo esasperato dello spledndore dell'acqua in contrasto con l'oscurità della foresta, così come il cielo livido e tempestoso del primo piano e le schiarite d'azzurro all'orizzonte. Questo non è solo un paesaggio di montagna, è la vita, l'esistenza. L'acqua è il tempo, che passa, sgretola, modifica e plasma. Senza scrupolo alcuno, senza alcuna crudeltà. I colori determinano l'alternanza del dolore e della gioia, spumeggiante ed effimera. Se le rocce e le piante del primo piano appaiono aride e scheletriche, la vita compare negli esemplari di alce e osserva inerme, appena uscita dalle obliose ombre, un orizzonte di attesa speranza. Ed un altro breve colpo d'occhio ad un dipinto, diviene un viaggio nel profondo dell'animo umano e nel caos primordiale. Di una natura che segue priva di indugio le sue logiche di creazione e di mutamento, generando terrore e meraviglia. 

Stefano Camòrs Guarda