martedì 1 novembre 2016

Mountain Landscape and Waterfall, 1879

    Hermann Herzog (1832/1932)

Non posso non accogliere quel germoglio d'attenzione che fiorisce e annebbia la mente. Come l'aroma intenso e travolgente d'un glicine o d'un gelsomino in fiore, che innonda e stordisce i sensi. Così è quì tra i fili della tela, nell'apoteosi del colore, ma sopratutto nell'esaltazione delle ombre. L'estremo realismo che addirittura intimidisce nella trasmissione dell'irruenza della natura, della verità. Il dualismo esasperato dello spledndore dell'acqua in contrasto con l'oscurità della foresta, così come il cielo livido e tempestoso del primo piano e le schiarite d'azzurro all'orizzonte. Questo non è solo un paesaggio di montagna, è la vita, l'esistenza. L'acqua è il tempo, che passa, sgretola, modifica e plasma. Senza scrupolo alcuno, senza alcuna crudeltà. I colori determinano l'alternanza del dolore e della gioia, spumeggiante ed effimera. Se le rocce e le piante del primo piano appaiono aride e scheletriche, la vita compare negli esemplari di alce e osserva inerme, appena uscita dalle obliose ombre, un orizzonte di attesa speranza. Ed un altro breve colpo d'occhio ad un dipinto, diviene un viaggio nel profondo dell'animo umano e nel caos primordiale. Di una natura che segue priva di indugio le sue logiche di creazione e di mutamento, generando terrore e meraviglia. 

Stefano Camòrs Guarda   

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