giovedì 20 dicembre 2018

Il tempo fermo


Mi piace l’oscurità e il silenzio. So che per alcuni potrebbe apparire una frase indice di tristezza, ma per me non è così e non lo è mai stato. L’unica sensazione che provo è quella di una quiete profonda e rilassante, conciliante con l’impetuoso fluire dei miei pensieri. Ricordo di un luogo, una piccola cucina sempre con la stufa accesa. Mi piaceva sedere sulla cassapanca e osservare fuori, soprattutto nelle notti di luna piena, quando la si vestiva di ombre e i profili dei monti continuavano ad essere presenti nel mio orizzonte. La luce la tenevo spenta, il chiarore della luna era sufficientemente luminoso per blandire ogni angoscia recondita. I pensieri scorrono come bobine di film d’epoche passate, scene di muto assorbono il tempo. Il crepitio della legna che chiede spiegazione, brontola, emette sonorità imbarazzanti sprigionando gas di combustione. L’odore di fumo mi ricorda il sapore della polenta rustica, cucinata e menata là sopra per ore. L’occhio osserva fuori dal vetro e vede il lieve movimento di fronde: noce, acero campestre, qualche pino. La casa appare vuota, ma non lo è. Tutti nuotano nei propri sogni ad occhi chiusi, io ad occhi aperti nei miei e mi riposo ancora di più. Non trovo in questo mio fievole piacere nulla di malinconico o disperato. Anzi nella realtà, sto davvero provando la gratuità delle cose scrutate con cura. Le sfumature, il tepore, l’immortalità delle stelle e lo splendore delle mie miriadi di domande. Quando la tua mente si allarga all’infinito, come il cosmo, trovi la tua vera natura e porzione di esistenza. E’ solo una manciata di minuti, tra qualche sbadiglio vissuti, eppure cari e ricercati come i sorrisi della vita. 

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