giovedì 11 gennaio 2018

Una voce aliena


Sono entrato nell’orbita di questo pianeta da oltre quarant’anni. All’inizio mi ero accostato perché all’apparenza le somiglianze con il mio erano davvero impressionanti, almeno dal punto di vista fisico. Sono un esploratore spaziale, mandato nel cosmo per scopi di studio preliminare, in vista di futuri contatti. Il progetto a cui lavoro prevede una fase di studio lunga tutta la durata della mia vita, poi i sensori all’interno della capsula rileveranno la cessazione delle mie attività vitali e porteranno l’intero dispositivo verso la disintegrazione totale. A cadenze prestabilite, micro impulsi e nano sonde vengono lanciate dal mio modulo in maniera tale da consentire la trasmissione dei dati al mio mondo, di cui ormai, non ricordo nemmeno quanto lontano sia. Ho imparato a coesistere con la solitudine totale e la mia mente ha creato per me un alter ego. Parlo regolarmente con lui e ricevo risposte; ormai davvero mi sembra di essere in due a bordo. Passo il tempo a spiare la vita degli esseri sotto di me, all’interno della mia astronave. Nessuno si sognerebbe mai di venire a cercarmi, il mio modulo dall’esterno appare come una specie di asteroide, materia spaziale ad una distanza tale da non intaccare l’orbita di tutti quegli aggeggi che ruotano intoro a questo pianeta. Sulla sua superficie coesistono specie diverse, alcune paiono leggermente più evolute, poi però, ad uno studio più approfondito, emergono un certo numero di debolezze sistemiche, intrinseche all’indole di questi esseri che li rendono estremamente prevedibili e vulnerabili. Questo sicuramente è un punto a nostro vantaggio in una futura colonizzazione. Considerando la totalità degli esseri, quelli più semplici, talvolta unicellulari, saranno i più difficili da eliminare. Hanno una formidabile capacità di adattamento e resistenza ad ogni modificazione ambientale. Quelli potenzialmente più evoluti, invece, sono in realtà i più deboli e fragili, sia in termini intellettivi che in quelli fisici. Li ho osservati a lungo e sebbene in alcune circostanze ispirino una certa simpatia, nella maggior parte dei casi un’aggressività irrazionale e un’indole autodistruttiva li porta a generare repulsione in chi li osserva. Logiche brillanti hanno portato loro ad avere tecnologie superiori alla media delle altre specie, ma c’è una cosa che non sfugge ad un osservatore esterno: nelle fasi evolutive la mancanza di equilibrio, di equità, di valutazione è andata progressivamente atrofizzandosi, tanto che le risorse del pianeta vengono esaurite nella costruzione di cose che non hanno alcun fine di miglioramento o di sopravvivenza. Ogni spinta esistenziale non è baricentrata in un fulcro comune bensì, queste forme di vita, vengono attirate e respinte da svariati nuclei di forze spesso in contrasto nei loro scopi. Registro pericolosi accumuli di energia non governata, ma sempre e solo reindirizzata. Non esistono meccanismi di resistenza capaci di dissipare questo eccesso magnetico. Il sovraffollamento della specie dominante sta diventando il vero innesco di autodistruzione. Tra breve tempo potremmo assistere ad una fase di autopulizia, se non addirittura all’estinzione. La componente più complessa, quella mentale, non è ancora arrivata ad un punto di equilibrio tale da comprendere le necessità indispensabili della specie e preservarle da ogni altro spreco. In realtà, si è sviluppata una reazione esattamente opposta e irragionevole nella massa, dove addirittura i bisogni primari vengono sacrificati per effimeri brevi momenti di soddisfazione fasulla. Inizialmente avevamo pensato ad un approccio pacifico e interattivo verso di loro, ma al nostro consiglio ho indicato di non procedere in tal senso. Da questo punto di vista sono pericolosi. Non saprebbero come gestire l’afflusso di tutte le nostre conoscenze decisamente superiori. Da qualche anno ormai percepisco sempre più chiaramente i segni di una involuzione culturale a favore del risveglio d’istinti primordiali che a poco serviranno se non da accelerante nel processo di annientamento. Forse sarebbe il caso che definitivamente dichiarassi questo pianeta non colonizzabile e tornassi a casa. Ma da chi? Anche il mio pianeta potrebbe essere cambiato. Io invio solo notizie, ma non ne ricevo alcuna. E se non esistesse neppure più? Invierò un ultimo messaggio dicendo che sto per sbarcare sul pianeta per disperdermi tra loro. Se entro un determinato periodo non riceverò alcun messaggio dalla mia gente, allora scenderò e mi mescolerò a quella specie, attendendo con loro la fine. Mi sento stanco e abbattuto, forse osservandoli per tutto questo tempo ho imparato da loro negatività non presenti da noi. Se tornassi indietro potrei infettare il mio mondo con questi pensieri virali. Non ho scelta, devo scendere e assumere la loro forma in una qualche maniera. Addio pianeta |((^|\\- non ci vedremo più, sto scendendo sul pianeta terra, sotto forma di loro cucciolo, un cucciolo d’uomo. Chissà se mai riuscirò ad adattarmi alla loro follia. Userò le iniziali del mio nome per formarne uno da loro accettabile. Chissà se ascolteranno il timbro della mia voce, ho perfino imparato a usare quel pezzo di legno con le corde che emettono suoni. Passo e chiudo, addio da Esploratore Livrenius Vinziesus Ixwing Sqxuol.       


Stefano Camòrs Guarda  

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